Roma - Sette mesi e mezzo di tempo, fino al «traguardo tassativo» del 28 maggio 2014. Il tempo che ci ha dato l'Europa per affrontare la «scottante» questione del sovraffollamento carcerario è breve. E Giorgio Napolitano traccia la mappa degli interventi che il Parlamento dovrebbe prendere al più presto. Li divide in due tipi: quelli «preventivi», che sono «pro futuro» e quelli «straordinari», che risolvono nell'immediato un problema che lede i diritti umani.
I primi, strutturali, puntano sia a ridurre il numero dei detenuti con depenalizzazione e misure alternative al carcere, sia ad aumentare la capienza dei penitenziari di 10 mila posti.
Ma servono indulto (che condona parte o tutta la pena) ed amnistia (che estingue il reato) per incidere sulle prigioni che scoppiano. La strada dei provvedimenti di clemenza per il capo dello Stato va imboccata per ambedue congiuntamente, superando l'ostilità dell'opinione pubblica e le difficoltà imposte dal quorum di due terzi necessario in ogni Camera.
Napolitano critica il fatto che, dopo l'ultima amnistia di 23 anni fa, nel 2006 si sia approvato il solo indulto, che riduce la popolazione carceraria ma «impone di celebrare i processi». Mentre «l'effetto combinato» dei due provvedimenti, se si annullasse o riducesse la pena di 3 anni, farebbe calare il numero dei detenuti di circa 24mila ma chiuderebbe anche una gran mole di procedimenti per fatti «bagatellari», spesso destinati alla prescrizione. I giudici, così, potrebbero migliorare i tempi dei processi, per i reati più gravi e detenuti in attesa di giudizio definitivo (quasi il 40 per cento). Scenderebbe il carico di lavoro degli uffici e si potrebbe meglio attuare la riforma che taglia il numero degli uffici giudiziari.
Questo dovrebbe essere il primo passo, ma per il presidente della Repubblica bisogna anche dare una svolta alla nostra storia che, dopo ognuna delle 13 amnistie concesse in 40 anni, puntualmente vede risalire il numero dei detenuti. E questo perché si eccede nell'uso del carcere, anche preventivo e non si fa vera rieducazione ed effettivo reinserimento dei condannati.
A questo punto il messaggio presidenziale fa riferimento soprattutto al provvedimenti del governo Monti fortemente voluto dall'allora Guardasigilli Paola Severino: il ddl approvato dalla Camera e ora al Senato sulla «messa in prova» in alternativa al carcere per reati di «non pericolosità sociale», sulla pena della «reclusione domiciliare» e sull'«attenuazione degli effetti della recidiva» per ottenere i benefici penitenziari, attraverso uno sconto dalla pena pari ai periodi di «buona condotta» durante la custodia cautelare. Questa, per Napolitano, andrebbe ridotta drasticamente, alzando da 4 a 5 anni il limite di pena che la prevede. Poi, «una incisiva depenalizzazione» di alcuni reati che potrebbero essere colpiti con sanzioni diverse da quelle penali, ottenendo lo stesso effetto-prevenzione.
Importante anche il capitolo sui detenuti stranieri, che dovrebbero espiare la pena nei loro Paesi di origine. Sul fronte degli accordi finora sono «scarsi (purtroppo) i risultati concreti», ma con il ministro della Giustizia Cancellieri si punta a rendere «più rapidi e agevoli i trasferimenti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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