La sanità non guarisce mai: tagli, ma niente risparmi

Nuove sforbiciate orizzontali ma la riforma dei costi standard subisce l’ennesimo rinvio. Toccherà al commissario Cottarelli

La sanità non guarisce mai: tagli, ma niente risparmi

Un miliardo di taglio orizzontale, due miliardi di ticket; e nessun cenno all'applicazione dei costi standard. Con il risultato che anche il prossimo anno ci saranno Regioni che acquisteranno siringhe a 2 centesimi e altre a 65.
È, in estrema sintesi, il bilancio della Sanità che emerge dalle bozze della Legge di stabilità. «Bozze superate», spiega il ministero dell'Economia. È assai probabile, infatti, che saranno proprio le cifre del ministero della Salute che oggi verranno modificate dal Consiglio dei ministri. Il taglio orizzontale viene criticato da tutti; ministro Lorenzin in testa. I medici minacciano di chiudere gli ospedali. Le aziende farmaceutiche di emigrare. Così è probabile che la riduzione di 500 milioni del Fondo sanitario nazionale venga ridimensionato; così pure è destinato a essere ritoccato il presunto taglio di 220 milioni sulla spesa farmaceutica e di 280 su quella ospedaliera. Nel triennio 2014-2016, il taglio dovrebbe salire a oltre quattro miliardi. Nessuna norma, invece, che cancelli l'aumento dei ticket a partire dal 1° gennaio 2014. Cambia poco. Nelle bozze (smentite) non c'è alcun cenno dei risparmi strutturali. Nemmeno una parola sul riordino della spesa; e non solo sulla Sanità. Il profilo della Legge di stabilità che emerge dalle indiscrezioni è quello tipico di una manovra con una «maggioranza politica»; non quello che ci sarebbe atteso da un governo di «larghe intese».

Sono 18 mesi che al ministero dell'Economia e a quello della Salute lavorano per elaborare un meccanismo che consenta di armonizzare i costi sopportati dalle Aziende sanitarie locali. Per il momento (prima dell'estate) sono state individuate le cinque Regioni modello. Sono Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche e Umbria. Fra queste cinque Regioni ne dovranno essere selezionate tre i cui prezzi di approvvigionamento dovranno essere la base per tutte le altre.
Un processo lungo e macchinoso, spiegano al ministero della Salute. Che dovrebbe portare - nella filosofia della spending review - a risparmi sostanziali; ed evitare storture come quella dei pasti o del costo delle protesi. In alcune Regioni un pasto per un ricoverato costa 4,62 euro. In altre, 9,4 euro. Oppure, una protesi all'anca può costare - a seconda della geografia dell'ospedale - da 284 a 2.575 euro. Nella Legge di stabilità che oggi viene approvata dal Consiglio dei ministri non c'è traccia di interventi per eliminare queste storture. Sarà compito del commissario alla spending review eliminarle, spiegano all'Economia. «Dobbiamo fare una riprogrammazione della spesa interna», sottolinea il ministro Lorenzin. Ma per il momento scattano solo tagli orizzontali e ticket. Di spending review nemmeno una parola. E non potrebbe essere altrimenti. Carlo Cottarelli, il funzionario dell'Fmi nominato commissario per la revisione della spesa, lascerà Washington soltanto tra una settimana esatta.
Piccolo particolare. Non è certo che oggi la Gazzetta ufficiale pubblicherà oggi il decreto della manovrina da 1,6 miliardi, varata dall'ultimo Consiglio dei ministri la scorsa settimana. Un intervento che dovrebbe consentire all'Italia di ridurre il proprio deficit entro il tetto del 3%. E fintanto che il testo non viene pubblicato sulla Gazzetta ufficiale le norme non sono in vigore.

E la fretta con cui è stata approvata la manovrina legittima un sospetto: che sia stata varata solo per consentire al ministro dell'Economia di andare a Washington e a Bruxelles con un testo che prevedeva la riduzione del deficit, ma le misure contenute non erano legge; tantomeno erano entrate in vigore.

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