Altro che presidente super partes, Grasso stoppa la riforma della giustizia

Dalle colonne di Repubblica Grasso boccia la riforma della giustizia e minaccia: "Se il Pdl fa mancare la maggioranza, Napolitano ne troverà un'altra". Il Pdl insorge

Altro che presidente super partes, Grasso stoppa la riforma della giustizia

Un attacco a testa bassa dalle pagine di Repubblica. Pietro Grasso si oppone alla riforma della giustizia e minaccia apertamente il Pdl: "Esprimersi dentro una coalizione come una forza di opposizione al governo è quanto di più deleterio possa realizzarsi". Paventando la possibilità di manovre speculative da parte dei mercati, l'ex procuratore nazionale antimafia smette i panni del presidente del Senato per indossare la toga rossa e processare il centrodestra: "Non può assumersi la responsabilità di far saltare il tavolo". Accuse durissime che fanno andare in fibrillazione i vertici del Pdl che si affrettano a ricordargli che il ruolo istituzionale che ricopre richiede un comportamento super partes.

Un'intervista fiume che si confa a un dirigente di partito piuttosto che alla seconda carica dello Stato. Dalle colonne di Repubblica, invece, parte un'invettiva durissima contro il centrodestra. Un attacco frontale condito con minacce di bassa lega e diktat dittatoriali. Non solo Grasso stoppa sul nascere l'invito lanciato dal Pdl di inserire anche la riforma della giustizia all'interno del processo di rinnovamento della Costituzione, ma arriva addirittura a imbavagliare il partito guidato da Silvio Berlusconi. "Nel caso in cui venisse meno la fiducia a questo esecutivo - è l'avvertimento - sono certo che Napolitano non escluderà alcuna possibilità per altre possibili coalizioni". A spingere il presidente del Senato a rilasciare un'intervista tanto dura è stato l'emendamento 2.12, presentato dal Pdl proprio a Palazzo Madama, per chiedere che si intervenga anche sul titolo IV della seconda parte della Costituzione, quello che riguarda la magistratura. "Non vogliamo fare la riforma della giustizia o la separazione delle carriere - aveva spiegato la senatrice pdl Anna Maria Bernini - ma se si riformano gli altri poteri dello Stato, si deve poter intervenire su pesi e contrappesi". Una posizione che non piace alla sinistra. Il Pd è disposto a mettere mano alla Carta, ma non alla parte che regola i poteri dei magistrati. Sebbene nei giorni scorsi non siano mancate le bordate contro l'emendamento del Pd, la presa di posizione di Grasso è senza alcun dubbio quella più dura. Proprio perché arriva da una figura istituziuonale che dovrebbe essere super partes. "Se si decidesse di intervenire sui poteri del capo dello Stato, non vì è dubbio che sarebbe necessario prevedere modifiche ai poteri correlati - ha spiegato il presidente del Senato - ma da qui a mettere mano all’assetto della magistrature ce ne corre". Proprio per questo, invita ad anteporre la riforma della legge elettorale a qualsiasi altro confronto politico. Peccato che la sua opposizione non si in linea con l'iter tracciato dal ministro per le Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello.

L'intervista a Repubblica non ha fatto altro che aumentare le tensioni all'interno della maggioranza. Anziché confrontarsi e dialogare su un'eventuale riforma della giustizia, i democratici hanno subito opposto un muro che ha innevervosito i vertici del Pdl. Secondo il coordinatore nazionale del Pdl Sandro Bondi, infatti, la minaccia di Grasso sul possibile insediamento di una maggioranza diversa da quella che sostiene oggi il premier Enrico Letta testimonia "la volontà di svolgere un ruolo politico che è incompatibile con la funzione istituzionale di presidente di un ramo del parlamento".

"Più che un presidente del Senato al di sopra delle parti sembra un capo tifoso nettamente schierato in una parte del campo - ha commentato Fabrizio Cicchitto - francamente di questo eccesso di scelte politiche di parte fatte dalla seconda carica dello Stato non si sentiva affatto il bisogno".

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