La scomparsa di Angelo Rizzoli ha suscitato una vasta eco nel mondo politico, quasi tutti del centrodestra. "Sono sgomenta di fronte a questa morte - dice Stefania Prestigiacomo (Forza Italia) - avvenuta dopo l’aggravarsi delle condizioni di salute di Angelo a seguito del carcere e mi domando: adesso quel medico che ha detto che la sua condizione era compatibile con il carcere, rispetto al fatto che le sue condizioni generali sono precipitate proprio a seguito di questo calvario, pagherà in qualche modo? Che bisogno c’era di arrestare un uomo malato ma non terminale? L’Italia ancora una volta mostra il suo volto disumano e l’arretratezza del sistema giustizia che va assolutamente e con estrema urgenza riformato".
"Una vita scandita dalla prepotenza di una magistratura che gli ha tolto tutto ciò che aveva - afferma Jole Santelli (Forza Italia) - infierendo su di lui sino alla fine. Sino all’arresto di una persona in gravi condizioni di salute. Non voglio mancare di rispetto a lui ed ai suoi cari facendo apparire questo commento come una strumentalizzazione, ma chi ha visto il dolore che lo ha accompagnato negli ultimi mesi, sa bene quanto le mie parole siano vere". E Daniele Capezzone, presidente della Commissione Finanza della Camera, aggiunge: "La vicenda intera che ha colpito Angelo Rizzoli, la sua agonia e la sua morte rappresentano fatti che umiliano l’Italia".
"Ucciso dall’ennesimo incomprensibile accanimento giudiziario (dimenticato da tutti gli amici politici che si avvicendavano a casa sua) e che troppo spesso passa sotto silenzio nel nostro Paese", dichiara la deputata azzurra Michaela Biancofiore. "Angelo Rizzoli, come tutti sanno, era malato di Sla, una delle malattie più invalidanti che si conosca, i magistrati ne erano perfettamente coscienti e lo hanno sottoposto comunque all’umiliazione degli arresti e allo stress fisico derivante. Non ci sono parole se non quelle di continuare a denunciare un sistema che non Š da Paese civile sul quale tutta la politica e le istituzioni devono riflettere e velocemente. Porgo le pi— sentite condoglianze alla moglie Melania, ex collega, e ai figli, ai quali va tutta la mia vicinanza umana".
"Anche se già gravemente ammalato - afferma Renata Polverini (Fi) - la vicenda giudiziaria che ha dovuto affrontare per lunghissimi anni, lo ha duramente sfibrato e devastato. Ancora una volta, certa magistratura con feroce accanimento, senza neanche fermarsi di fronte ad una malattia già di per se invalidante, lo ha sottoposto ad uno stress che ha finito per consumarlo. E mi domando a questo punto, se quel medico che ha certificato la compatibilità del suo stato fisico con la cella di un carcere, dove per fortuna non fu trasferito solo grazie alla ferma opposizione dei medici del padiglione carcerario dell’ospedale Sandro Pertini, risponderà del suo operato. A sua moglie Melania, cara amica ed ex collega, e ai figli Andrea, Arrigo e Alberto, le mie più sentite condoglianze e la mia più stretta vicinanza in un momento così triste".
Durissima l'analisi del segretario della commissione giustizia alla Camera, Luca d’Alessandro (Fi): "E' stato ucciso da quella parte magistratura inumana che fa della tortura e della privazione della liberta personale, anche nei confronti di persone in gravi condizioni di salute, l’unico strumento per cercare di estorcere prove attraverso la confessione sotto costrizione. Alla moglie Melania va il nostro affetto, il cordoglio e la solidarietà, perche piange l’ennesima vittima della malagiustizia".
"La morte di Angelo Rizzoli lascia sgomenti", osserva Deborah Bergamini (Fi). "L’accanimento giudiziario verso un uomo dalla salute già compromessa a causa di una malattia invalidante, considerato in grado di poter sopportare lo stato di detenzione pur in un momento di evidente e grave sofferenza fisica, ha portato alla conseguenza più estrema e drammatica. È questa la giustizia dal volto umano e dal valore sociale che vogliamo? È questa la giustizia che deve rispettare i diritti fondamentali della persona? La dignitosa sofferenza di Angelo Rizzoli e della sua famiglia deve chiamare tutti noi ad un impegno sempre maggiore affinchè in Italia la giustizia non sia più confusa con la persecuzione".
"Insieme al dispiacere per la scomparsa di un uomo che ha a lungo sofferto - dichiarano i deputati del Pd Danilo Leva, Walter Verini e Andrea Manciulli - la morte di Angelo Rizzoli deve essere l’occasione di stimolo per intervenire senza più rinvii per la riforma della custodia cautelare. Un sistema che negli anni ha purtroppo dimostrato degli aspetti disumani. Ricordiamo che più volte e con forza abbiamo sollevato il caso di Angelo Rizzoli nelle aule parlamentari facendo sentire - aggiungono i parlamentari - la nostra voce per contestare un regime di detenzione inconcepibile per un uomo in cos gravi condizioni di salute".
"Angelo Rizzoli, l’ultimo martire di un sistema ingiusto e cieco anche di fronte alla sofferenza - dice la Portavoce del gruppo Forza Italia alla Camera dei deputati Mara Carfagna -. A cosa valgono i richiami del Capo dello Stato, le inchieste giornalistiche e le impietose classifiche internazionali se poi la maggioranza del Parlamento e il governo decidono scientemente di eludere il gravissimo problema del sistema giudiziario e carcerario italiano? Quante altre vittime ancora per la negazione di una riforma ormai ineludibile?".
"Esprimo il dolore mio e di tutti i deputati di Forza Italia per la morte di Angelo Rizzoli e siamo vicini alla nostra collega Melania - afferma Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia -. Ma c’è anche rabbia dinanzi alla tortura che un
malato grave ha subito attraverso una custodia cautelare infame. Inutilmente Melania, che è medico di grande competenza, ha fatto presente l’inumanità di questo trattamento".
"A dar retta ai luoghi comuni più diffusi e, se posso dire, più reazionari, dovremmo definire Angelo Rizzoli, morto questa notte all’Ospedale Gemelli di Roma, un detenuto di serie a, che avrebbe goduto dei privilegi di rango e di censo negati ai ’detenuti di serie B - osserva Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti umani a Palazzo Madama -. Come non era difficile da accertare, si tratta di una sesquipedale sciocchezza. Il carcere non annulla, ma certamente riduce drasticamente i vantaggi di classe e livella i diritti di tutti al gradino più basso. Rizzoli ha conosciuto sul proprio corpo e sulla propria dignità questo processo di mortificazione: un anno e mezzo fa, prima di ottenere gli arresti domiciliari, ha dovuto attendere quasi cinque mesi nel reparto detentivo dell’ospedale Sandro Pertini, senza poter ricorrere all’uso delle stampelle che gli erano indispensabili per qualsiasi movimento. Più di recente, una perizia del giudice per le indagini preliminari di Roma aveva stabilito la sua compatibilità con il regime carcerario.
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