Bari, ostriche e champagne per il sindaco Pd Emiliano: ecco i regali degli arrestati

Nelle carte dei pm sull'inchiesta di Bari i doni inviati dai Degennaro al primo cittadino e i tentativi di influenzare il Pd

Bari, ostriche e champagne per il sindaco Pd Emiliano: ecco i regali degli arrestati

Bari - Buon appetito e buon Natale, con i migliori auguri dei costruttori amici, ora arrestati e indagati. «La pg evidenzia che il sindaco (Michele Emiliano, ndr) era stato omaggiato di champagne, vino e formaggi, quattro spigoloni, venti scampi, ostriche imperiali, cinquanta noci bianche, cinquanta cozze pelose, due chili di allievi locali di Molfetta e otto astici, come risulta dalla conversazione di Carofiglio (titolare della pescheria, ndr) con Vito Degennaro». Un bel pacco dono, quello recapitato al sindaco a dicembre 2007 dagli imprenditori del gruppo Degennaro, finiti nei guai giudiziari per alcuni appalti col comune.

COZZE PELOSE E CHAMPAGNE
Quel regalino, recapitato identico ad altri notabili baresi (tra i quali Alberto Tedesco, l’ex assessore alla Sanità indagato e salvato dall’arresto per la promozione a senatore Pd) emerge, come detto, dal lavoro degli inquirenti sugli appalti dei Degennaro. Se ne parla in un paragrafo dedicato ai «rapporti con il sindaco Emiliano» nella richiesta di arresto, che approfondisce molto di più i rapporti del gruppo Degennaro con la politica locale rispetto all’ordinanza.

L’APPALTO AL CUGINO
Il capitoletto su Emiliano, oltre al pacco dono marinaro e all’assunzione di un operaio che, secondo un terzo intercettato, lui avrebbe imposto agli amici imprenditori, tocca anche il fratello del sindaco, Alessandro, e un cugino omonimo. Il primo è citato in una lunga intercettazione del 14 dicembre 2007 tra Vito Degennaro e il figlio, Simone. Quest’ultimo racconta di aver conosciuto la sera prima Alessandro Emiliano («stava pure il fratello del sindaco»), un «chiacchierone». Vito a un certo punto lo interrompe e gli chiede: «Sa che lo aiutiamo al fratello, o no?». «Certo che lo sa, sa tutto. Sapeva tutto, per filo e per segno». L’aiuto, annotano gli inquirenti, potrebbe essere «di tipo elettorale». Infine, «degna di attenzione» nell’ambito dei lavori di realizzazione del direzionale del San Paolo, «la fornitura e messa in opera di strutture prefabbricate da parte della Ianus Srl il cui socio e presidente del consiglio era Michele Emiliano, cugino del sindaco». Una commessa da 1,8 milioni di euro. Mica spiccioli.

IL PD NAZIONALE E LOCALE
Il documento dei pm del maggio 2010 racconta il «ruolo attivo», la «forte influenza politica» del gruppo, che pesava eccome all’interno delle formazioni politiche di maggioranza nel governo regionale e comunale», ossia il centrosinistra, tanto da rendere difficile percepire «la alterità rispetto alla pubblica amministrazione della impresa privata». I Degennaro «potevano contare sull’amicizia di diversi consiglieri e assessori della giunta con i quali intrattenevano numerosissime conversazioni telefoniche e riunioni con cadenza settimanale (allo Sheraton) in cui discutere la linea politica del gruppo della Margherita».

ECCO BOCCIA, LETTA & LETTIERI
Rapporti intesi anche coi big nazionali del Pd. Il dettaglio emerge a proposito del tentativo di inserire un emendamento per finanziamenti pubblici voluto dal gruppo nel decreto fiscale, in Finanziaria e infine nel «Milleproroghe», perché Vito Degennaro chiede a un amico comune «di ricordare a Boccia di seguire l’approvazione del decreto». La Gdf racconta come era «determinante l’azione di Vito Degennaro, che vantava illustri conoscenze di esponenti del governo quali Mario Lettieri (ex sottosegretario con Prodi, ndr) e Francesco Boccia, consigliere economico del ministro Enrico Letta».

ALTRI AMICI «DEMOCRATICI»
Saltano fuori anche altri nomi in una conversazione di Daniele Degennaro (arrestato) che dice a un altro consigliere: «Chiama... chiama Vito (Degennaro, ndr), che se la stava vedendo Vito con Gero Grasso (senatore Pd, ndr), la Servodio (deputata Pd, ndr)... mi segui? (...) E qualche altro parlamentare dei Ds». A far saltare il banco è l’allora ministro Di Pietro «e i suoi collaboratori dell’ufficio legislativo» che, «accortisi di quanto si stava tramando, provvedevano a far modificare il testo dell’articolo». E ai referenti politici dei Degennaro non resta che definire il cambio di rotta «una truffa, una porcata». Ma Daniele Degennaro si lamenta con i politici amici: «Voi non contate un cazzo (...). Siamo nelle mani di questo Di Pietro, siete pazzi... un cretino del Molise... mo’ parlo in termini politici non come uomo, è stato capace di prendere 230 milioni di euro da tutto il meridione d’Italia e spostarli in Molise».

DA «NICOLA» A DE CASTRO
Ma i «nazionali» non sono finiti. Si citano Giovanni Carbonella e Salvatore Tomaselli «deputati che avevano firmato a loro favore». Il 13 dicembre 2007, «in una conversazione tra Daniele Degennaro e il fratello Vito si discuteva degli ostacoli del deputato Michele Ventura, relatore della Finanziaria nonché “uomo” dell’On.

Nicola Latorre», e in seguito emerge «la conoscenza di un altro importante referente politico che aveva incontrato Daniele Degennaro: l’on. Paolo De Castro». Ex ministro dell’Agricoltura, poi volato al parlamento europeo, liberando lo scranno in Senato che avrebbe occupato Tedesco.

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