Caos a Milano per il sit in dei malati pro Stamina «Consentiteci di continuare la somministrazione»

Caos a Milano per il sit in dei malati pro Stamina «Consentiteci di continuare la somministrazione»

Questa volta la telefonata di Papa Francesco ha toccato una corda tesissima: il Pontefice ha chiamato i genitori di due bambini che chiedono, per i loro figli, l'accesso alle cure con il metodo Stamina. La conversazione, raccontata dai diretti interessati in una puntata della trasmissione «Le Iene», sarebbe avvenuta poco prima del viaggio del Santo Padre ad Assisi, all'inizio del mese.
«Avevo scritto una lettera in cui descrivevo la situazione disperata, accompagnata da una foto di Chantal - ha spiegato la madre della bambina di un anno, che per via giudiziaria ha ottenuto per la figlia le infusioni con le cellule -. Quando mi ha chiamato mi ha chiesto come stesse mia figlia», e ha aggiunto che «avrebbe chiamato di nuovo». Il padre di Noemi, neonata di soli 16 mesi, racconta che nel corso della telefonata Bergoglio gli ha chiesto cosa potesse fare per aiutarlo. «Gli ho spiegato che non è giusto che un ospedale abbia liste d'attesa così lunghe, con già alcuni bambini morti, non vorrei che la prossima sia Noemi». La risposta del Pontefice, secondo il racconto dell'uomo, è stata: «Io non vi abbandono. Parlerò con il Ministero della Salute, prego per Noemi e prego per voi». Poi, ha detto ancora il papà della piccola, «in serata mi ha richiamato il segretario del Papa, e mi ha detto che il Santo Padre alle 19 si è messo in preghiera per la mia bimba».
Ma ieri per chi è affetto da malattie rare e per i loro parenti è stato anche un giorno di accese proteste: dopo quelle a Firenze di due giorni fa, il teatro questa volta è stata Milano, dove i manifestanti - con indosso magliette con la scritta «Curarsi non è un reato», oppure «Sì alla vita, sì a Stamina» - si sono seduti per la strada, bloccando il percorso di auto e mezzi pubblici dalla stazione Centrale fino a corso Buenos Aires e mandando in tilt il traffico del centro città. La richiesta: consentire almeno la prosecuzione delle cure a quei pazienti (circa 200 persone) che le avevano già cominciate all'ospedale di Brescia. Perché, fanno notare, «una cosa è la sperimentazione, altra la “cura compassionevole“». Tra loro c'è anche Murena Josephine Mary, che a dispetto del nome vive da una vita ad Agliana, provincia di Pistoia, e che sulla sua malattia ha scritto anche il libro «La ruota della mia vita con la sclerosi multipla». «Non è che protesto perché mi diverte o non ho di meglio da fare - spiega -: protesto perché sono malata e voglio stare bene». Paura di sottoporsi a una cura che è stata giudicata pericolosa dal comitato scientifico del Ministero? «No, per niente», risponde, e lancia anche un'accusa pesante: «Sono le cure “ufficiali“ che fanno male, causano leucemia, e l'obiettivo di questi signori è solo lucrare sulla gente malata. Ci sono degli interessi dietro».


I partecipanti alla protesta, poi, hanno raggiunto il palazzo della Regione Lombardia, dove hanno provocatoriamente steso a terra dei bambolotti, coperti da lenzuoli, accompgnati da bare bianche. Nel primo pomeriggio, poi, hanno avuto un incontro con il presidente della commissione Sanità Fabio Rizzi e con l'assessore al ramo Mario Mantovani.

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