Chiude il giornale che inguaiò Gentile

La società editrice dell'Ora ha alzato bandiera bianca: non ci sono soldi per la ricapitalizzazione

Chiude il giornale che inguaiò Gentile

Cosenza - L'Ora della Calabria chiude. Ogni giorno potrebbe essere l'ultimo per il quotidiano calabrese diretto da Luciano Regolo, epicentro del terremoto che portò via la poltrona di sottosegretario al senatore alfaniano Tonino Gentile (nella foto). Troppi debiti (all'incirca 800mila euro), quasi tutti contratti con la tipografia di Umberto De Rose, l'autore della telefonata che il 18 febbraio scatenò il caso. Quella sera lo stampatore chiama Alfredo Citrigno, editore del foglio. Sa dello spazio riservato alla notizia del coinvolgimento nell'inchiesta sulle consulenze dell'Asp di Andrea Gentile, figlio del senatore. Sono giornate decisive per la nomina del governo. E De Rose, per evitare complicazioni, interviene per chiedere che il pezzo venga cestinato, evitando di incaponirsi. Perché «il cinghiale, se viene ferito - dice al suo interlocutore - ammazza tutti». Ma editore e direttore non si piegano. E quando l'indomani, per un guasto notturno alle rotative L'Ora non arriva in edicola, scoppia lo scandalo che alla fine travolge anche Gentile senior, costretto a lasciare l'incarico (nel frattempo assunto) di sottosegretario alle Infrastrutture. Fatti e misfatti oggetto delle indagini della Procura di Cosenza, che ha indagato De Rose e Gentile junior di tentata violenza privata. Quasi dettagli, adesso, di fronte al destino che sembra attendere il battagliero quotidiano. La società editrice dell'Ora (lambita dalle vicende giudiziarie del suo fondatore Pietro Citrigno, condannato per usura), ha alzato bandiera bianca: non ci sono soldi per la ricapitalizzazione. Si rischia la chiusura, ha scritto ieri Regolo in un'editoriale. Annunciando che, ironia del destino, il giornale potrebbe essere rilevato proprio da De Rose. Preoccupato il Comitato di redazione: «L'Ora sta per chiudere i battenti. Aiutateci a non morire».

Un appello rimbalzato sul muro di gomma del silenzio, scheggiato soltanto dalle parole del sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, a tutela della salvaguardia «della sacrosanta pluralità d'informazione che la nostra regione non può permettersi di far venire meno». Qualche imprenditore si sarebbe già fatto avanti, ma i tempi si allungherebbero. Un lusso che L'Ora non può concedersi.

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