Cittadinanza italiana all'estero, ecco cosa cambia

Arriva l'ufficio speciale della Farnesina, cambiano costi e procedure. Tajani: basta ai furbetti che usano la cittadinanza italiana per fare affari

Cittadinanza italiana all'estero, ecco cosa cambia
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Stop ai furbetti della cittadinanza facile e a chi diventa italiano solo per fare affari. Il Consiglio dei ministri ha adottato oggi il «pacchetto cittadinanza», insieme di misure legislative proposte dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per riformare la disciplina in materia di cittadinanza per «valorizzare il legame effettivo tra l’Italia e il cittadino all’estero», dice in conferenza stampa il ministro degli Esteri Antonio Tajani, secondo cui «non verrà meno il principio dello ius sanguinis e molti discendenti degli emigrati potranno ancora ottenere la cittadinanza italiana», ma bisogna porre un limite preciso per evitare gli abusi degli anni scorsi, quando si è assistiti alla «commercializzazione» dei passaporti e dei visti italiani grazie alla complicità di alcuni soggetti che gravitavano intorno alle nostre ambasciate, soprattutto nel Centro e nel Sud America, su cui da tempo la magistratura ha acceso un faro.

Teoricamente gli oriundi italiani nel mondo che potrebbero chiedere il riconoscimento della cittadinanza con la legge vigente sono potenzialmente tra i 60 e gli 80 milioni. Negli ultimi 10 anni i cittadini italiani residenti all’estero sono aumentati del 40% da circa 4,6 milioni a 6,4 milioni. In poco tempo l’Argentina è passata dai circa 20mila a 30mila riconoscimenti, il Brasile da oltre 14mila a 20mila, idem il Venezuela con 8mila.
Colpa di un sistema, quello dei servizi consolari, poco efficiente, sotto pressione da chi nel tentativo di accelerare l’iter del riconoscimento della cittadinanza, alimenta frodi o pratiche scorrette. Ecco perché nascerà un ufficio speciale centralizzato alla Farnesina. Al decreto legge che entra in vigore dalla mezzanotte di oggi seguirà una riforma organica dei requisiti sostanziali e delle procedure in materia di cittadinanza.


Cosa prevede il decreto? Gli italo-discendenti nati all’estero saranno automaticamente cittadini solo per due generazioni: solo chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia sarà cittadino dalla nascita. Chi è nato e risiede all’estero dovrà mantenere nel tempo legami reali con il nostro Paese, esercitando i diritti e i doveri del cittadino almeno una volta ogni venticinque anni. I residenti all’estero non si rivolgeranno più ai consolati, ma all’ufficio centralizzato della Farnesina, con un periodo transitorio di circa di un anno. Ai consolati resta il compito di fornire servizi a chi è già cittadino, con una velocizzazione di pratiche come legalizzazioni, anagrafe, passaporti, carte d’identità valide per l’espatrio.


Uno dei primi passaggi sarà l’aumento delle spese per ottenere la cittadinanza, ha spiegato Tajani in conferenza stampa: «Da 300 euro si passa a 600 euro dal 2026, la proposta è di arrivare a 700 euro. Perché i Comuni, soprattutto quelli piccoli, sono ingolfati», ha sottolineato.

Non si tratta di punire chi vuole tornare in Italia, anzi. «Rafforzeremo anche il sostegno all’immigrazione di ritorno, anzi li incentiviamo a farlo. Ma non possiamo incentivare imbrogli o la finta cittadinanza», ha sottolineato il responsabile della Farnesina.

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