Il Comune ha le casse vuote Casinò di Venezia in vendita

Se le privatizzazioni di sinistra non fanno scandalo. Il bilancio comunale è in rosso. La casa da gioco sarà ceduta all'asta partendo da 184 milioni

Il Comune ha le casse vuote Casinò di Venezia in vendita

Il patto di stabilità e la congiuntura economica rimescolano in maniera bizzarra le carte della politica veneziana. Capita per esempio che il sindaco della città lagunare, Giorgio Orsoni, centrosinistra, riesca finalmente a presentare in commissione consiliare il piano di privatizzazione del Casinò, da tempo gravato di bilanci in rosso e con incassi in calo. E capita che tra i principali oppositori di questo piano siano, per motivi diversi, gli esponenti del centrodestra e i sindacati.

Il ragionamento di Orsoni è degno di un liberale/liberista provetto. Per rilanciare il Casinò servono investimenti che il Comune, attuale proprietario, non può certo permettersi, anche perché deve scovare un centinaio di milioni di euro per rispettare il patto di stabilità del 2013: ergo, meglio cedere in concessione trentennale a operatori privati intenzionati a migliorare e potenziare le case di gioco, non certo risparmiate dalla crisi economica.

Secondo alcuni calcoli piuttosto ottimistici, l'affidamento della gestione porterebbe, nel corso degli anni, alle anemiche casse del bilancio comunale quasi un miliardo di euro. «Si tratta di un'operazione che consente di incamerare cifre importanti - ha spiegato Orsoni illustrando alla commissione consiliare la proposta di delibera formulata dalla giunta comunale - e che nello stesso tempo garantisce un futuro alla casa da gioco».

Il sindaco ha indossato la casacca del liberale perfetto dopo aver esaminato con attenzione il nuovo assetto normativo nazionale che ha finito con lo spazzare via il rassicurante (per gli azionisti) monopolio lasciando spazio a una maggiore liberalizzazione. Quando poi ha consultato l'andamento del conto economico dei casinò di Ca' Vendramin Calergi e Ca' Noghera, l'opzione cessione ai privati è diventata una sorta di obbligo. Nonostante la gestione dell'amministratore delegato Vittorio Ravà abbia migliorato la situazione, il trend congiunturale ha indotto Orsoni e prendere con decisione la strada della privatizzazione. I dati dell'ultima semestrale aiutano a capire il problema: gli incassi sono diminuiti del 7,6 per cento rispetto al primo semestre del 2012, con una raccolta complessiva di poco inferiore ai 56 milioni di euro, 3,3 milioni in meno di quanto la società aveva previsto, per quanto Ravà ritenga ancora possibile la chiusura in pareggio alla fine del 2013.

La proposta di concessione ai privati prevedeva di incassare una cifra iniziale, divisa nei primi due o tre anni, vicina ai 400 milioni di euro, a cui si devono aggiungere i «canoni» annui stimati in circa 20 milioni per tutta la durata del contratto. Ma la base d'asta da cui si partirà, secondo le indicazioni dell'advisor Kpmg, sarà di 184 milioni, un dettaglio che ha fatto imbestialire i rappresentanti del Pdl: «Questa è una svendita - hanno tuonato - uguale a quella delle quote della società aeroportuale Save. Il tutto per tappare i buchi del Comune e non per garantire un futuro al casinò».

Molto critici, per usare un eufemismo, anche i sindacati, che tra l'avere un padrone pubblico meno «stringente» (anche se con Ravà i cordoni della borsa sono stati stretti a dovere) e un proprietario privato più severo nella gestione dei costi, avrebbero preferito il primo tutta la vita. Certo, il Casinò di Venezia è un boccone prelibato per i grandi gestori internazionali delle case da gioco e si punta a scatenare un'asta che porti a lievitare le cifre di aggiudicazione.

«Dovevamo responsabilmente pensare a nuovi modelli di gestione come unica strada percorribile per poter dare un futuro e una prospettiva di sviluppo alla casa da gioco veneziana - ha ribadito Orsoni - come risorsa economica attrattiva per questa città, affidando ad operatori capaci di interagire con dinamiche di alto profilo internazionale».

Quanto ai tempi, la delibera dovrà essere votata dal

consiglio verso metà settembre per poi consentire di svolgere la gara entro la fine dell'anno. Dal 2014 saranno i privati a fare il proprio gioco ma il neo-liberale Orsoni è convinto che a guadagnarci sarà anche il pubblico.

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