Contagio del fattore «Forza»: caos a Imperia, lista a Monza

Contagio del fattore «Forza»: caos a Imperia, lista a Monza

I sospesi e gli autosospesi di Verona, i dimissionari di Imperia, gli ammutinati di Monza, i malmostosi di Aosta. Per dirla con un senatore Pdl di osservanza forzista: «Nei momenti difficili si aprono le faide per la supremazia in quel che resta del mio partito». E in effetti va così. Va che dopo il proliferare delle liste sul modello della prima, quella «Forza Lecco» nata fra gli ex di Fi in dichiarato contrasto con gli ex An, si è sdoganato un metodo, e in vista delle Amministrative, oltre ai «Forza un-luogo-qualsiasi» si moltiplicano i simboli. Dall’Alto Adige e dal Trentino alle operazioni al Sud con la regia di Gianfranco Miccichè passando per Como, Varese ci sta pensando, in Emilia e in Toscana è cosa fatta. Ma non solo.
L’ultimo pasticciaccio brutto è quello di via Matteotti, sede del Comune di Imperia. L’intero gruppo del Pdl, capeggiato dal segretario cittadino Marco Scajola, nipote di Claudio, ieri ha minacciato dimissioni di massa per far cadere la giunta del sindaco ex An Paolo Strescino. In seguito all’inchiesta sul Porto turistico che il 5 marzo scorso ha portato agli arresti dell’ex direttore generale della Porto Imperia spa, Carlo Conti, e del patron della società Acqua Marcia, Francesco Caltagirone Bellavista, il primo cittadino ha infatti azzerato la giunta, annunciandone una «tecnica» per onorare l’approvazione, il 12 aprile, della legge «Salva Imperia». Un golpe, accusano gli scajoliani, perché nessuna inchiesta finora ha sfiorato gli assessori destituiti, e il Comune ha compiuto tutti gli atti che avrebbe dovuto, a partire dalla revoca della concessione a Caltagirone Bellavista, «peraltro pure respinta dal Tar». Vista così, la bufera giudiziaria assume la valenza di un mero pretesto, e per capire bisogna fare un passo indietro. Alla candidatura di Strescino, per l’esattezza. Fu proprio Scajola a volerla, «per quel viziaccio che ha di garantire una democraticità interna lasciando sopravvivere l’opposizione» ironizzano i suoi. Strescino è un giovane, e Scajola volle puntarci per assecondare un rinnovamento generazionale. Ma, si sa, la politica non conosce riconoscenza, e Strescino ha colto la palla al balzo. E che balzo: ieri, se i «suoi» non ne avessero chiesto la testa, avrebbe presentato la nuova giunta, nella quale agli ex An avrebbe affiancato nientemeno che esponenti di Fli. In questo ispirato e spalleggiato dalla minoranza interna che fa capo all’ex Udc Vittorio Adolfo, che sta lavorando, ma guarda un po’, a una lista civica in chiave elettorale.
Se a Imperia è caos, Verona chiama Angelino Alfano. La partita sembrava chiusa con la sospensione da parte del segretario dei 14 fra assessori e consiglieri comunali che hanno giurato fedeltà al sindaco leghista Flavio Tosi, contro il candidato ufficiale Luigi Castelletti. Invece era solo l’inizio. Dopo sono scattate le autosospensioni, in solidarietà con i 14 dissidenti di «Forza Verona», ma soprattutto in polemica con i fratelli Giorgetti, Alberto e Massimo, rispettivamente coordinatore regionale e cittadino, ex An. Una polemica trasversale alle correnti, non a caso uno dei sospesi da Alfano è quel Vittorio Di Dio assessore di Tosi che rivendica con orgoglio una storia di destra, da An al Pdl.
In questi giorni circola una lettera di una quindicina di consiglieri di circoscrizione pronti ad autosospendersi contro i Giorgetti che, dicono, hanno perso il congresso ma lo stesso hanno imposto Castelletti. Due dirigenti di Giovane Italia invece hanno già preso la decisione, con una lettera a Berlusconi e Alfano. Il coordinatore Ronny Veneziani e il dirigente Marco Zandomeneghi scrivono di un «atteggiamento arrogante e irrispettoso dei principi democratici» e lamentano «colpi di mano» a discapito della vita stessa del partito. «Alfano venga a vedere come stanno davvero le cose - fa appello Di Dio - Il partito siamo noi qui fuori o i due che ci sono rimasti dentro?».
Dall’arena alla corona ferrea di Monza, nella più grande città lombarda al voto da ieri la frattura è ufficiale. In contrapposizione con la candidatura da parte del Pdl di Andrea Mandelli, sostenuto da Paolo Romani, è nata la lista «Monza c’è», che sosterrà il sindaco leghista Marco Mariani affiancata a quella ufficiale del Carroccio capeggiata da Massimiliano Romeo. Ne farà parte la cosiddetta «società civile», ma anche un consigliere Pdl, e capolista sarà Paolo Gargantini, Pdl, assessore al Commercio di Mariani. Dalla pianura alle montagne, ad Aosta non ci sono liste ribelli, del resto lì non si va al voto né al congresso, mancando in Valle il livello provinciale. Ma non mancano i dissapori.

Dopo i due non rieletti che ora si divertono a lanciare bordate da un blog, anche il consigliere regionale Enrico Tibaldi non ha rinnovato la tessera, contestando l’operazione del segretario regionale Alberto Zucchi che ha portato il Pdl in maggioranza con l’Union Valdôtaine, guadagnando un assessore. Zucchi viene da An, Tibaldi è un azzurro della prima ora. Ma sarà un caso.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica