Conto salato ai No Tav: processo per 45

I primi conti della Torino-Lione, la «famigerata» (a seconda dei punti di vista) alta velocità tra Italia e Francia, si cominceranno a pagare in tribunale.
Ieri la procura di Torino all'udienza preliminare del maxi-processo sui No Tav, ha chiesto ben 45 rinvii a giudizio. Le accuse: lesioni, violenza aggravata, danneggiamenti e resistenza a pubblico ufficiale, fatti avvenuti durante gli scontri in Val Di Susa del 27 giugno e 3 luglio 2011 al cantiere appena aperto di Chiomonte. Un quarantaseiesimo indagato, a scanso di equivoci, ha già scelto il patteggiamento. Dunque ammissione di responsabilità ma pena ridotta. Cinque imputati sono attualmente rinchiusi in carcere. Si tratta di Michele Del Sordo, 29 anni; Marcelo Damian Jara Marin, 26 anni; Paolo Ferrari, 66 anni (milanese, un ex Br scarcerato dopo 30 anni nel 2004, un «irriducibile» della lotta); Juan Antonio Fernandez Sorroche, 35 anni, e Fabrizio Maniero, 36 anni.
Stavolta l'impressione è che la Procura abbia scelto la linea dura, come aveva preannunciato il procuratore Caselli. Il gup Edmondo Pio ha accolto la richiesta di costituzione di parte civile di quattro sindacati delle forze dell'ordine ma soprattutto di 64 uomini tra poliziotti, carabinieri e finanzieri rimasti feriti o contusi nei tafferugli (complessivamente furono 270). Volò di tutto in quei giorni, molotov, spranghe, biglie d'acciaio lanciate dai boschi sovrastanti il cantiere preso di mira dagli attivisti «ecolologici» in odore d'anarchia arrivati da mezza Italia. Dall'altra parte lacrimogeni e manganelli.
Ad aver diritto di chiedere i danni ai No Tav però stavolta potrebbero esserci anche altri soggetti. Come la società Lyon Turin Ferroviaire che ha annunciato di volersi costituire parte civile: «Lo consideriamo un atto dovuto». La stessa Annamaria Cancellieri, ministro dell'Interno, ha già da tempo richiesto la costituzione di parte civile del Viminale.
Nel frattempo accuse e difese si preparano alle prossime, prevedibili, schermaglie processuali. Ieri molti avvocati degli imputati hanno chiesto al giudice di poter avere i video originali degli scontri filmati dalla polizia scientifica al cantiere di Chiomonte. Sostengono che nei dvd consegnati loro, manchino frammenti di immagini utili per supportare le tesi difensive. Il «Legal team» dei No Tav infatti vorrebbe dimostrare, anche attraverso video e foto, alcuni presunti atti violenti che sarebbero stati commessi dagli agenti nei confronti dei manifestanti. Il gup ha però bocciato la richiesta.
Non rimarrà altro da fare che avanzare ancora la stessa richiesta al giudice del dibattimento, il prossimo autunno, quando si aprirà il processo.
Ma i teatri degli scontri, per i No tav, sono molteplici.

Ieri un gruppo di attivisti ha cercato di bloccare i primi tentativi da parte dei tecnici del Cociv (Consorzio Collegamenti Integrati Veloci) di prendere possesso di un lotto di terreno in frazione «Libarnà» di Serravalle Scrivia (Alessandria) sul quale dovrebbe passare la linea ferroviaria ad alta capacità Genova-Milano. Per fortuna niente violenze. Ma forse il prodromo di una nuova guerriglia.

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