La crisi fa chiudere i negozi ma moltiplica le bancarelle

In tre anni gli ambulanti sono cresciuti del 10%. E non è finita qui

La crisi fa chiudere i negozi ma moltiplica le bancarelle

Avete presente quella celebre scena di «Sex&The City», pietra miliare nella storia dei telefilm modaioli, in cui la protagonista Carrie vola a Parigi e, armata di carta di credito, si avvia verso la boutique Chanel con la stessa emozione di un fedele che per la prima volta arrivi in pellegrinaggio in Terra Santa o a La Mecca? Bene, oggi più che mai non è roba per i comuni mortali, investiti, chi più chi meno, dalla crisi economica. Ai negozi preferiamo le bancarelle del mercato. Lo dicono i dati di Unioncamere secondo cui negli ultimi tre anni (dal 2009 al 2012) c'è stato un vero e proprio boom di venditori ambulanti: 17.458 richieste di iscrizione ai registri delle Camere di commercio da parte di imprese della vendita al dettaglio, con un aumento di oltre il dieci per cento rispetto a quanto accadeva nel periodo pre-crisi.

A fare la parte del leone è proprio il settore del fashion: le imprese on the road che vendono capi d'abbigliamento o tessuti (per la casa ma anche e soprattutto per confezionare vestiti, magari rispolverando la vecchia macchina per cucire della nonna) sono aumentate del 28,26 per cento. In numeri assoluti, 11mila ambulanti in più, ai quali ci rivolgiamo quando, per dire, dobbiamo andare a quella cena dove conosciamo meno della metà degli invitati, ma il portafogli è davvero troppo vuoto per farci anche solo avvicinare alla vetrina di un negozio vero e proprio. Crescite di quasi pari consistenza (l'aumento è del 22,66 per cento) riguardano anche il commercio ambulante di profumeria e cosmetici, mentre le bancarelle che vendono gioielli di bigiotteria sono triplicate in tre anni, superando le 13mila unità alla fine dello scorso anno. Notizie che, lette attentamente, possono tornare utili anche agli uomini, a quelli vanitosi e a quei pochi che ancora fanno regali alle proprie partner (ai quali resta sempre l'opzione classica dei fiori, tanto i gazebi per le strade ormai sono ad ogni angolo, e sono aumentati del 15,53 per cento). Cresce (del 15,53 per cento) più il numero di bancarelle che vendono scarpe e pelletteria in genere.

Insomma, con buona pace dell'immagine dell'Italia come regina incontrastata dell'alta moda e del lusso - sì, lo è, per quella nicchia che se lo può permettere, e che spesso vive all'estero, infatti è sull'export che il nostro Paese resta forte - , la verità è che, se aumentano i venditori ambulanti, è perché è cresciuto il numero dei loro clienti. Cioè, siamo più poveri, risparmiamo come possiamo, senza rinunciare a qualche piccolo piacere. Perché esteti siamo ed esteti resteremo. Non a caso lo stesso trend coinvolge il mondo della casa, dove gli ambulanti sono aumentati del 26,28 per cento: segno che quando arriva il momento di acquistare pezzi di arredamento e casalinghi ci rivolgiamo più spesso al banchetto sotto casa e meno alla catena della grade distribuzione o, addirittura, al negozio di design. «I dati confermano che la crisi ha inciso in maniera strutturale sulle abitudini degli italiani», ha spiegato il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello. Che ha sottolineato anche come le bancarelle «animano la città, rendendo vivi i territori e valorizzando il centro storico».

Insomma, non rattristiamoci più del dovuto: del resto anche Carrie il suo oggetto di culto - la collanina dorata con il suo nome, imitata da decine di centinaia di teenager in tutto il mondo - l'aveva comprata proprio in un mercatino.

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