Decadenza, il Pdl alla Giunta: "I giudici del caso Mediaset sconfessano la legge Severino"

Sulla decadenza del Cav Giunta chiamata a decidere tra voto palese e segreto. Braccio di ferro tra Pdl e Pd. Schifani: "Intervenga Grasso". Il voto calendarizzato il 25 novembre. I grillini insorgono: "In Aula il 5 novembre". Ma la proposta viene bocciata

Decadenza, il Pdl alla Giunta: "I giudici del caso Mediaset sconfessano la legge Severino"

La Giunta per il regolamento del Senato è tornata a riunirsi per decidere le modalità del voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore: confermare la prassi del voto segreto o modificare il regolamento introducendo il voto palese. A volere un cambio delle regole in corso sono i grillini e i democratici. Ma, prima che si entri nel merito del dibattito, il Pdl ha fatto notare che le motivazioni della sentenza della Corte d'appello di Milano sull'interdizione sconfessano la legge Severino. "La corte d'Appello di Milano ha appena detto che l'incandidabilità è una sanzione amministrativa, e pertanto non è retroattiva. Quindi dà ragione a noi e non c'è motivo di andare avanti", ha spiegato il senatore del Pdl Francesco Nitto Palma. Una seduta ad alta tensione al termine della quale è stato deciso, dopo uno scontro tra Pdl e Pd, di riaggiornarsi a mercoledì mattina alle nove. Conclusa la relazione del senatore Franco Russo (Pd), Nitto Palma ha proposto di rinviare la seduta al 4 novembre per concludere la discussione. Proposta che ha fatto andare su tutte le furie il Capogruppo del Pd Luigi Zanda che ha rilanciato: o ci si riconvoca domani mattina oppure la seduta della Giunta andrà avanti ad oltranza. Tutta la notte, se necessario. Alla fine si è optato per riprendere la discussione domani.

Il dibattito sulla legge Severino

La sentenza della Corte d’appello di Milano ha definito l’incandidabilità come una sanzione amministrativa e questo fa sì che la sanzione non possa essere retroattiva. Proprio per questo motivo Francesco Nitto Palma ha chiesto che il voto della Giunta per il regolamento venisse sospeso. A giudizio dell'ex Guardasigilli, la sentenza dei giudici di Milano si allinea alle "doglianze" che il Pdl aveva già avanzato: "Ora non c’è più motivo di andare avanti". Proprio per questo, la questione dovrebbe ritornare alla Giunta per le elezioni. Anche il presidente dei senatori del Pdl Renato Schifani è fermamente convinto che si tratta di "una ulteriore dimostrazione della necessità di sottoporre quelle norme nuovamente al vaglio della Giunta per le elezioni e quindi della Corte costituzionale, senza che si proceda in un’azione che a questo punto appare ancora di più come illegittima e vessatoria". Ma il Pd non ha voluto sentire ragioni. "Il Pdl tenta di imbrogliare cercando di confondere le acque", ha sbottato Danilo Leva, responsabile Giustizia del Pd, accusando il centrodestra di "piegare ai propri interessi il contenuto della sentenza della corte di appello di Milano". Nel suo intervento al Senato, Schifani si è quindi rivolto indirettamente al presidente Piero Grasso (assente dall’Aula) per chiedere di interrompere subito i lavori: "Il regolamento non si può cambiare come invece sta avallando il presidente del Senato, si assuma la responsabilità di quello che sta avallando, lui deve garantire le regole che vanno rispettate da tutti".

Scontro sul calendario dei lavori

Prima della Giunta, durante la riunione dedicata a definire il calendario dei lavori dell’Aula, il presidente dei senatori del Pdl Renato Schifani ha fatto notare che il parere sul voto per la decadenza non avrebbe dovuto essere messo in alcun modo al voto. Secondo lui, infatti, in giunta per il Regolamento si possono votare solo le modifiche regolamentari e non i pareri sulle diverse interpretazioni da dare alle norme che disciplinano la vita del Senato. Di parere diametralmente opposto il capogruppo del Misto, Loredana De Petris (Sel), secondo cui non solo è possibilissimo votare i pareri sulle interpretazioni da dare al regolamento, ma la decisione sulla decadenza di Berlusconi deve essere calendarizzata in tempi rapidissimi. Ad ogni modo la conferenza dei capigruppo, che ha fissato il calendario dell'aula fino al 22 novembre senza decidere il giorno del voto sulla decadenza ha scatenato, l'ira dei Cinque Stelle. "Non si può più perdere tempo", ha tuonato la capogruppo dei senatori stellati Paola Taverna proponendo di calendarizzare il voto già il 5 novembre. Proposta bocciata dal Senato scatenando la furia dei grillini che hanno applauditosarcastici e hanno gridato "Bravi, bravi".

Il senatore Zeller bloccato dallo sciopero

Un viaggio odissea da Bolzano a Roma. Il ritardo di Karl Zeller, senatore della Südtiroler Volkspartei (Svp) e componente del, avrebbe potuto cambiare il risultato della seduta di oggi. Il volo per la Capitale è stato cancellato a causa di uno sciopero indetto fino alle 16. "Ora sono sul treno che da Bologna sta partendo adesso", ha spiegato ai colleghi prima di salire su un Frecciarossa che approderà nella Capitale alle 15:45. "Prima delle 16 non ce la faccio ad essere in Senato...", ha spiegato il senatore che è infatti arrivato a lavori iniziati. Senza il senatore della Svp, lo scenario sarebbe potuto cambiare rispetto alle previsioni prefigurando un sei pari.

Per oltre un'ora grillini e democratici si sono messi a fare di conto per capire se l'assenza di Zeller sarebbe potuta tornare a loro favore dal momento che tocca al presidente del Senato Piero Grasso (che, come ha ribadito nei giorni scorsi, ha deciso di non votare) decidere se chiedere di votare per il voto segreto o per il voto palese. Dal momento che la parità equivale il respingimento della richiesta, tutto sarebbe ruotato sulla modalità con cui la seconda carica dello Stato avrebbe posto la rischiesta.

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