Come si perde il posto: l'Enel smarrisce la pratica, il capannone resta chiuso

Il macchinario che non può essere ancora utilizzato "causa brurocrazia" è costato 320mila euro. L'azienda è in provincia di Milano

Come si perde il posto: l'Enel smarrisce la pratica, il capannone resta chiuso

Se non fosse assurdo, ci sarebbe da ridere. Giovanni Colasurdo, 62 anni, è il classico piccolo imprenditore italiano. E sta vivendo una classica situazione italiana: provi a darti da fare, ma ti sbattono le porte in faccia per un pezzo di carta che non si trova o non è compilato bene. Sono i mille volti della burocrazia, un moloch che non lascia scampo: in questo caso si tratta di un preventivo che non riesce a trovare la strada per il giusto ufficio dell'Enel. Lui si sbatte, ma è più di un mese che attende solo di poter lavorare e assumere gente, ma inutilmente.

Facciamo un passo indietro: Colasurdo ha la sede della sua attività a Baranzate, alle porte di Milano, dove lavora materiali ferrosi impiegando una dozzina di persone. Nonostante la crisi e tutti i problemi annessi, l'imprenditore riesce a comprare un nuovo macchinario per lavorare le testate dei pistoni. Un investimento non da poco visto che gli costa 320mila euro a fronte di un bilancio di 1,8 milioni. E siccome nella sede di Baranzate non ci entra, è lungo 15 metri e largo 10, prende un capannone a Bollate. Sarebbe la via per crescere ancora e assumere almeno altre due persone, qui però casca l'asino: per la nuova sede bisogna avere un contatore adeguato alle esigenze di un macchinario del genere. «Per farlo funzionare è necessario avere un contatore con una potenza di almeno 24kw e per questo a inizio giugno ho chiesto all'Enel di provvedere e loro mi hanno detto che entro quindici giorni sarebbe stato tutto sistemato - racconta Colasurdo -, ma ancora oggi del contatore nuovo non c'è traccia e quando telefono mi rispondono che sono in attesa del preventivo, la cosa peggiore non sono nemmeno i soldi che sto perdendo ad avere la macchina ferma, che per inciso dovrebbe rendere 500 euro al giorno, ma il fatto che ormai mi stanno abbandonando i clienti perché li ho messi in difficoltà».

Quindi non si tratta solo di un contatore, anzi del preventivo, ma di posti di lavoro a rischio: due sono già andati e non è detto che siano gli ultimi. «Una volta che un cliente ti lascia per qualcun altro è quasi impossibile che torni indietro se trova qualcuno che fa bene il lavoro - spiega l'imprenditore - se non fosse che a Baranzate continuiamo ad andare bene ci sarebbe da piangere: io le ho provate tutte, compresa una volta in cui mi sono rivolto ai carabinieri, ma anche loro mi hanno detto che non erano in grado di aiutarmi». Un mese è passato. I clienti fuggono verso altri lidi. Nulla si muove nel Belpaese, bello da visitare, ma ostico per chi lavora. Nelle scorse settimane Colasurdo aveva anche provato a insistere, ma senza frutto: «Ho chiamato molte volte il centralino, chiedendo anche di parlare con qualche dirigente per spiegare la situazione, ma l'unica risposta che ho ottenuto è sempre che sono in attesa del preventivo». Nel frattempo lui la sua parte l'aveva fatta: ha pagato quello che c'era da pagare, compresi i lavori per preparare il nuovo impianto elettrico e le carte da portare negli uffici dell'Enel. Poi però tutto si è fermato sulla linea del Piave: il preventivo che non arriva. Forse qualcuno negli uffici ha già la testa alle vacanze, forse è solo la classica situazione italiana in cui i tentativi di creare lavoro si infrangono sul muro di carte e cartelle che gli si oppongono.

Colasurdo nella disperazione ha anche pensato ad altre vie: «Ho anche valutato se rivolgermi a un legale - afferma sconsolato - ma

francamente la situazione è già abbastanza inverosimile così senza mettere di mezzo un avvocato». Così muore sul nascere il tentativo di crescere e creare posti di lavoro. Tutto per un foglio di carta che per una volta non c'è.

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