"Donne in prima linea? Giusto. Io vorrei andare in Libano come mio fratello"

Carla Brocolini è l'unica donna pilota dell'Esercito, Comandante di aeromobile Dornier 228 e Piaggio P-180, aerei da trasporto militare leggero

"Donne in prima linea? Giusto. Io vorrei andare in Libano come mio fratello"

Un rimpianto, uno solo, c'è. Non aver completato gli studi al Conservatorio.
«Se non avessi fatto il pilota nell'Esercito la mia scelta sarebbe stata quella di suonare il pianoforte, ancora adesso quando posso strimpello un po' a casa per conto mio», confida Carla Brocolini che alle melodiose note del pianoforte ha preferito il rombo del motore degli aerei e la vita militare.
I capelli nerissimi raccolti dietro la nuca, un filo di eyliner e di rimmel a sottolineare gli espressivi occhi neri e un sorriso luminoso. Nell'insieme un aspetto aggraziato sostenuto, evidentemente, da una volontà granitica. Altrimenti non si diventa l'unica donna dell'Esercito Comandante di aeromobile Dornier 228 e Piaggio P-180, aerei da trasporto militare leggero.
In questi giorni la Brocolini, che ora ha 31 anni, è a Roma presente in uno degli stand allestiti dall'Esercito a Euroma2, iniziativa voluta dalle Forze Armate per avvicinarsi ai cittadini e spiegare che cosa fa oggi un soldato: interventi in caso di calamità, terremoti ed alluvioni, operazioni di sicurezza sul territorio, disinnesco di ordigni militari bellici, soccorso in emergenza. Nello stand del comandante Brocolini anche un simulatore di volo, ovviamente il più gettonato dai ragazzi e bambini.
Nell'esercito italiano le donne sono 7.200, il 7 per cento. In tutte le Forze Armate sono già 11.000 e sono numeri in continua crescita. Nel 2030 le proiezioni rivelano che l'Italia avrà la sua prima donna generale. Proprio inquesti giorni il ministro della Difesa Usa uscente, Leon Panetta, ha annunciato che le donne soldato andranno in prima linea come i loro colleghi maschi, una possibilità richiesta dalle stesse donne. Una scelta che la Brocolini ritiene ovvia.
«L'Italia è stato uno degli ultimi paesi ad aprire le Forze Armate anche al sesso femminile -osserva la Brocolini- Mi rende molto orgogliosa del mio paese il fatto che fin dalla primissima apertura non ci sia stata alcuna discriminante tra uomini e donne. Nelle Forze Armate italiane le donne sono entrate da subito in piena parità con i maschi. Ed è giusto così».

Vorrebbe partire per una missione all'estero?
«Si. Vorrei andare in Libano, dove è già stato mio fratello. Ritengo un mio dovere aiutare le popolazioni in difficoltà e garantire la sicurezza dove è necessario . E penso sia anche una indispensabile crescita professionale, un passo che devo fare».

Ma perchè una ragazza di 18 anni sceglie di entrare nell'Esercito?
«Sicuramente ha contato molto la scelta di mio fratello che a 16 anni è entrato alla Nunziatella. Ero affascinata dai suoi racconti. Così appena compiuti 18 anni sono andata volontaria in ferma breve. Per i miei è stato un pò un colpo: prima il figlio che se ne va a 16 anni poi la figlia a 18. Però mi hanno sempre sostenuto. Un'esperienza dura ma formativa»

Ha mai pensato di mollare?
«No, onestamente no. Ho avuto tante difficoltà ma non ho mai davvero pensato di rinunciare mi piace troppo quello che faccio».

Qual è stata la prova più dura da affrontare?
«Le prove fisiche sono estenuanti. Il miglio nautico (1.852 metri ndr) a nuoto con addosso gli anfibi e la mimetica non è uno scherzo. Ma non sono state quelle fisiche le prove più dure. Dopo i cinque anni di Accademia Ufficiali io pensavo di restare nell'Esercito, mi piaceva, ma poi mi hanno proposto di frequentare un corso da pilota nella Us Navy, a Pensacola in Florida , nella base dei top gun , quella del film con Tom Cruise. Potevo dire no? Ovviamente sono partita ma ero sola in un paese straniero dove non sapevo neanche troppo bene la lingua. La lontananza dai miei familiari e dagli amici è stata sicuramente fin dall'inizio la cosa che mi è costata di più».

Come ti sei sentita trattata dai tuoi colleghi maschi?
«All'inizio ti guardano con curiosità ma non con diffidenza. Poi quando si accorgono che lavori sodo e che hai la loro stessa passione e determinazione ti guardano con rispetto, un rispetto che ti sei guadagnata. Poi in certi casi vengono anche a chiedere consiglio».

E con le altre ragazze soldato? Rivalità o solidarietà?
«Magari qualche scaramuccia ma veri e propri sgambetti no non ne ho fatti e non ne ho subiti. Le amicizie più profonde le ho strette durante i primi anni di ferma breve. Anche dopo tanti cambiamenti non le ho perse. Le amiche che ho trovato allora infatti sono state le mie testimoni di nozze nel 2011».

Sposata con un soldato? Magari con un pilota?
«Si ma di elicottero»

E chi comanda a casa?
«Nessuno dei due».

Pensa che la carriera militare abbia in qualche modo limitato o condizionato la tua parte femminile?
«No.Non credo che la femminilità si dimostri con una gonna corta e i tacchi alti ma con un approccio diverso alle cose che è quello nostro proprio delle donnee che fa la differenza ed è un ricchezza che anche i miedi colleghi maschi colgono e apprezzano. E infatti si sono resi conto che vedere le cose da un altro punto di vista è sempre utile.

Comunque quando tolgo la divisa metto gonna e tacchi. E presto voglio avere dei figli».

Per i figli educazione militare per poi entrare nell'Esercito?
«Bhè un po' di regole ci vogliono. E se faranno i militari sarà unaloro libera scelta».

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