Dubbi sulla rapina Troppe cose non tornano nel delitto di Lignano

Possibile che, dopo le torture, non abbiano rivelato dov’erano i 40mila euro? Per ora un’unica certezza: i carnefici erano due

UdineIl sole di Lucifero infiamma le vacanze di Lignano ma non dà una mano agli inquirenti che lavorano 24 ore su 24 per cercare di risolvere un caso drammaticamente complicato. Se gli assassini non volevano i soldi, cosa diavolo stavano cercando nella casa dei coniugi Burgato? E per quale motivo hanno prima torturato e poi ucciso Paolo Burgato, 69 anni, e la moglie Rosetta, 65, portando via solo qualche gioiello di poco valore?

La procura ha dato ordine di «spegnere» le luci, centellinando le informazioni e seguendo diverse piste. Partendo da quel negozio di casalinghi che, tragico paradosso, esibisce ancora in vetrina tutti i tipi di coltelli. Già, i coltelli. Quella notte gli assassini hanno usato lame di almeno 25 centimetri, secondo i risultati dell'autopsia, usando una tecnica che ricorda certe esecuzioni in voga nei Balcani durante la guerra in Jugoslavia. E circola anche il beffardo sospetto che l'arma del delitto, mai ritrovata, sia stata acquistata proprio in quel negozio, magari nel corso di un sopralluogo.

Il punto da cui partire, comunque, è la violenza: chi ha l'obiettivo di fare una rapina non si porta l'armamentario del torturatore. Un coltellaccio da 25 centimetri sembra piuttosto l'attrezzatura di chi voglia fare un'esecuzione o di chi, pur di sapere o avere qualcosa, sia disposto a trasformare la villa in un mattatoio.

Altro dato: i carnefici erano almeno due. Gli inquirenti hanno setacciato il giardino della villa di via Annia, a pochi metri dalla darsena, e hanno scoperto con ragionevole precisione che questi personaggi senza scrupoli si erano nascosti dietro a due cespugli trovati con dei rami spezzati. Può essere che ci fosse un altro complice, magari appostato nello scivolo che porta al garage. Tutto premeditato, tutto studiato probabilmente dopo alcuni pedinamenti eseguiti nei giorni precedenti, come ritiene Giuseppe Burgato, fratello maggiore della vittima.

Manca sempre il perché. Se infatti i 40 mila euro nascosti dietro a un battiscopa della villa fossero stati portati via dai banditi, il movente sarebbe evidente. Ma è altrettanto evidente che, se quello fosse stato il movente e se fossero riusciti a mettere le mani su quel «tesoretto», con tutta probabilità i coniugi sarebbero ancora vivi. Nessuno può pensare, infatti, che Paolo Burgato abbia resistito alle richieste degli aguzzini che torturavano la moglie.

C'è dell'altro, è sicuro. E se si scoprisse qual è quest'altro motivo, gli assassini avrebbero le ore contate. Girava voce che ci fosse un supertestimone, che avrebbe visto gli assassini fuggire. Una voce che non è stata confermata. Ma se anche lo fosse stata, al massimo potrebbe essere utile per capire quanti fossero i banditi, due o tre, appunto. Difficile immaginare di poter riconoscere il volto di una persona con quel buio. Anche ieri, dopo un'ispezione al luna park risultata priva di interesse investigativo, sono proseguiti i contatti con persone vicine alla coppia, per ricostruire le ultime ore di vita e per capire se nei giorni precedenti fosse successo qualcosa di particolare.
Il figlio, ancora sconvolto per essere stato il primo a scoprire quel che era accaduto, ancora non può dare sepoltura ai genitori.

Dalla procura, infatti, non è arrivato il nullaosta, anche se non risultano nuove indagini in programma. «Quando ci sarà il funerale - ha ribadito il sindaco di Lignano, Luca Fanotto - proclameremo il lutto cittadino. Chiederò ai commercianti di tenere le serrande abbassate».

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