E Bossi senza potere adesso si ritrova solo

Prima facevano la fila per avvicinarlo, adesso lo evitano per saltare sul carro del vincitore e salvarsi

E Bossi senza potere  adesso si ritrova solo

All’isolamento adesso si aggiunge il dubbio più atroce: che Bobo il Vendicatore possa togliere anche la scorta di assistenti-badanti, pagati dalla Lega, che aiutano il malandato Bossi nelle operazioni quotidiane anche elementari. Dopo la disfatta, l’umiliazione.

C’è persino questo manico di coltello nelle mani del nuovo segretario federale Maroni, già riverito e omaggiato come si conviene al capo, anche da coloro che fino a qualche settimana fa facevano ore d’anticamera davanti all’ufficio di Bossi, specie quando c’erano da decidere candidature e poltrone. Puff, spariti come mosche dopo il ddt, tutti già sul Carroccio del vincitore Bobo. E Umberto Bossi? Isolato, abbandonato, tenuto a distanza come l’appestato, perché se sei con lui sei contro di noi. Se prima c’era la fila di nani e ballerine leghiste ad ogni festa per farsi vedere anche solo due secondi con lui («il Capo mi ha detto che...»), ora, e a maggior ragione da domenica che è ufficialmente ridotto a zero, nessuno lo chiama nemmeno più. È lui che deve prendere il cellulare e comporre il numero dei pochissimi amici rimasti, che si contano sulle dita di una mano.

Dopo la tragedia shakespeariana del congresso di Assago, col pianto a scena aperta, la parabola di Salomone e la convinzione di essere stato «imbrogliato» dai suoi ex fratelli, Bossi sulla via del ritorno ha telefonato a Leonardo Carioni, Roberto Castelli e al senatore Valli: «Vieni da me stasera, mangiamo insieme a casa mia». Sottotesto: non mi lasciate da solo stasera. Lo hanno raggiunto e hanno cenato con lui, raccogliendone tutta l’amarezza, che sfiora la disperazione. Era successa la stessa cosa il mese scorso, al congresso nazionale della Lega lombarda, a Bergamo. Bossi e basta, senza codazzo di questuanti o finti amici, a cenare in un ristorante coi due bergamaschi-assistenti della scorta, solo come un cane. E anche lì la richiesta di aiuto, diretta ancora a Castelli e poi anche ad Andrea Gibelli, che l’avevano raggiunto dopo. «In politica la riconoscenza è la promessa di nuovi favori, e Bossi ora di favori non ne può più fare», ecco spiegato il segreto di tante improvvise conversioni, dal «Bossi è la Lega e la Lega è Umberto Bossi» al «Viva Maroni, il ciclo di Bossi è finito». E quando, attorno al Bossi in lacrime al Forum di Assago, si sono stretti in tanti colonnelli con gli occhi rossi o addirittura in pianto, si è udito un commento definitivo: «Fate spazio lì giù, che devono passare i coccodrilli».
Ma ora che fare? Quando non è depresso, schiacciato dai fantasmi (i traditori in combutta coi servizi segreti, i nemici dentro la Lega che lo vogliono distrutto insieme alla sua famiglia), che lo rendono anche difficile da avvicinare, Bossi medita riscosse impossibili. «Mi hanno rubato la Lega ma io me la riprendo» confida a pochissimi, che però gli sconsigliano azioni kamikaze, quando sono in buona fede. Quelli che invece sanno di non avere scampo dalle purghe ma ambiscono a posti, lo incoraggiano nella carica ai mulini a vento.

Nell’ipotesi migliore, quella cioè del Bossi che si fa una ragione della situazione, viaggerà da una festa di partito all’altra, dove verrà invitato come presidente federale dalla gente che ancora gli vuole bene, e dirà la sua su quel che succede anche nella Lega di Maroni. Nella peggiore, «se continueranno le epurazioni anche nelle nazioni» divenute maroniane, non si escludono (persino da fonti molti in alto) rotture e scissioni. Due senatori hanno fatto capire di avere la lettera di dimissioni già pronta nel cassetto. E in Veneto c’è già la piattaforma politica, con sedi e nome, per un nuovo partito che raccoglierà i bossiani epurati. È un’associazione che si chiama «Prima i veneti» e fa capo all’ex segretario della Liga veneta Gian Paolo Gobbo, soppiantato da Flavio Tosi.

Una Lega indipendentista e venetista che sarebbe antagonista a quella di Maroni, Tosi e Zaia, e che potrebbe avere dalla sua già qualche senatore e diversi consiglieri regionali e provinciali veneti. «Tutto dipende da come si muoverà Maroni, se è furbo farà il segretario che ogni tanto si consiglia con Bossi, ma se fa terra bruciata le scissioni sono possibili. Anzi inevitabili».

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