Ecco le foto della vergogna che il Comune ha ignorato

di A veva promesso una città a misura di bambino, in campagna elettorale, il sindaco Marino. Fatevi un giro per San Lorenzo, quartiere storico di Roma, nel cui cuore vive la Sapienza, la prima università d'Italia. Quartiere abitato dagli studenti che vengono da ogni parte d'Italia per studiare nella Capitale e ricco di trattorie tipiche frequentate da turisti. Avessero saputo! La Capitale della monnezza... Un immondo immondezzaio a cielo aperto. Cominciai a segnalare la cosa al neo sindaco nel luglio dell'anno scorso. Gli inviai le foto che scattavo tutte le volte che mi capitava di recarmi a Roma, per lavoro o per piacere, alcune delle quali potete ammirare voi stessi (sono di domenica). Mai una risposta. Né da lui né da alcuno degli assessori cui quelle foto avevo inviato. Evidentemente è questa la città ove secondo Marino e secondo la sua giunta Pd al completo, devono vivere i bambini. Cassonetti immondi, maleodoranti, stracolmi. Chi li svuota ­ quando li svuota – lascia tutt'intorno un'area che quella di un porcile è più decente. Sui cieli di Roma – amena località notoriamente balneare – volano i gabbiani: hanno trovato dove ingrassare. Sulla terra, invece, corrono i ratti. Le condizioni igienico-sanitarie sono tali che il quartiere andrebbe evacuato. Altro che Chernobyl e Fukushima. L'azienda della raccolta dei rifiuti si chiama Ama, ma il comune cittadino la odia a morte. E non dico per dire: a ristoratori e negozianti della zona cui ho chiesto come facessero a sopportare lo schifo, m'hanno risposto: «Annassero a morì ammazzati, ‘sti zozzoni der Comune».

Io non auguro cose così colorite, ma mi chiedo com'è che la solerte magistratura – quella che ha addebitato il reato di strage ambientale all'innocua Ilva – non ha ancora provveduto ad ammanettare nessuno né all'Ama né al Campidoglio. Le motivazioni non dovrebbero mancare, a cominciare dalla truffa, visto che i romani sborsano fior di quattrini per il servizio, e finire, appunto, con la strage ambientale.

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