Ecco il fotogramma che smaschera Prodi. Ha afferrato i capelli della cronista Mediaset

Il video trasmesso ieri da "Quarta Repubblica" dà ragione alla giornalista: si vede il braccio che va in alto e afferra il ciuffo biondo

Ecco il fotogramma che smaschera Prodi. Ha afferrato i capelli della cronista Mediaset
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Spacchiamo il capello in quattro. Quello, inteso come ciocca, dell'inviata di Quarta Repubblica alle prese con un Romano Prodi non proprio algido. «Ma che cavolo mi chiede?», sbuffa l'ex premier a Lavinia Orefici che gli legge un passaggio dell'ormai imperdibile Manifesto di Ventotene e gli chiede cosa ne pensi.

Poi accade l'impensabile: l'inventore dell'Ulivo muove il braccio verso l'alto, afferra una manciata di capelli e li porta via. «Non è vero, le ho solo messo una mano sulla spalla», si è difeso lui sabato sera, subito dopo il non simpatico siparietto. «È vero, è vero- ha replicato lei - mi ha tirato i capelli come fossero le orecchie e come se io fossi un asino». Chi ha ragione? Ora le immagini del video, girato dalle telecamere di Quarta Repubblica e mandato in onda ieri sera, sembrano dare ragione alla giornalista. Il polso fa su e giù, il braccio sale e va verso la testa, non la spalla, la mano si allunga e soprattutto quando torna indietro stringe un ciuffo biondo. Il bottino negato. Siamo a Roma, ad una presentazione affollatissima, e le inquadrature sono tutte per Prodi; dobbiamo lavorare sul bordo delle immagini, siamo insomma dalle parti del Var, ma quel che si ricava è che il contatto c'è stato. Certo, la notizia è stata derubricata in un trafiletto da molti quotidiani. Domanda: se lo stesso atteggiamento l'avessero avuto Salvini o Lollobrigida cosa sarebbe successo? Non siamo profeti, ma è facile immaginare che oggi avremmo dotti articoli e reprimende e requisitorie sul sessismo del centrodestra, sulla sfrontatezza impunita dei suoi leader, sul patriarcato che mette il bavaglio alla stampa libera. Oggi invece rivediamo i frame per documentare nella più benevola delle ipotesi una caduta di stile che amareggia. Non si tratta di strumentalizzare la politica con qualunque espediente e nemmeno dobbiamo perdere il senso delle proporzioni, in una giornata stracarica di avvenimenti e drammi, dalle buone notizie sulla salute di Papa Francesco alle trattative per raggiungere la tregua in Ucraina. Però non si capisce perché Prodi debba assumere una posa così inelegante e non all'altezza del personaggio e dei ruoli apicali ricoperti.

Invece, vediamo una progressione sconcertante, fra scherno e paternalismo. Un video, trasmesso da Agorà Weekend domenica, conferma quasi al millimetro quel che si vede, e a tratti si intuisce, nelle immagini di Quarta Repubblica. Questione di secondi, anzi meno, il braccio va verso la testa, poi pollice e indice imprigionano una ciocca. Non è inquadrato lo strappo, ma il risultato sì.

Nemmeno si sentono le solite vestali dell'informazione indignarsi, come puntualmente accaduto in circostanze più o meno analoghe. L'imbarazzo lascia il posto al silenzio, alla mimetizzazione, alla negazione del penoso show. La voce beffarda, le mani che si agitano, il tono scocciato e canzonatorio. Pochi istanti per rimediare una pessima figura e buttare all'aria anche le norme più elementari del Galateo. Prodi avrebbe potuto spiegare ugualmente con toni civili quanto ha sibilato in faccia alla giornalista: il Manifesto è stato scritto nel 1941, in un'altra epoca e dunque bisogna coglierne il senso e la prospettiva, senza impiccare gli autori, che già pagavano un prezzo pesantissimo al loro coraggio e alle loro idee, alle frasi che oggi ci appaiono incompatibili con la nostra democrazia.

Ieri a Bologna l'ex premier ha glissato sul tema con una battuta: «Figurati se parlo con una giornalista, dopo dicono che l'ho stuprata».

Nel 2015, 10 anni fa, Ernesto Galli della Loggia, si chiedeva come mai politici, presidenti del consiglio, giornalisti «ostentino una devozione encomiastico celebrativa di maniera

verso i propositi giacobini di Spinelli, Rossi e Colorni, elevati a Magna Charta del federalismo continentale». Un'osservazione che sarebbe interessante girare a Prodi, invece di dover controllare dove è arrivato con le mani.

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