Roma - La salvezza è assicurata. Sulla scialuppa saliranno in pochi, ma il comandante Gianfranco Fini ha la quasi matematica certezza di non sprofondare nell'abisso della dimenticanza con le prossime elezioni politiche. L'annuncio è di ieri: «Alla Camera Futuro e libertà presenterà una sua lista federata con le altre, e candidature autonome», ha chiarito il presidente della Camera in un'intervista con La Stampa. Fli correrà da solo, anche se federato, ma questo non è affatto un suicidio politico, è anzi una risurrezione, almeno della poltrona. Il perché è spiegato da un cavillo contenuto nella legge elettorale in vigore, il cosiddetto Porcellum.
A prima vista l'azzardo di Fini potrebbe sembrare un autocondanna alla sconfitta, perché Futuro e libertà nei sondaggi arranca intorno all'1,5% (1,6% secondo Scenari Politici del 25 dicembre). Un partito che si presenta come parte di una coalizione può entrare in parlamento, secondo il Porcellum, con il 2% e non con il 4%, percentuale richieste se corresse da solo. Ma allo stato attuale per Fini sarebbe davvero difficile recuperare quei decimi di percentuale che lo separano dalla soglia del 2%.
Nella legge elettorale è contenuta però una norma, ribattezzata all'epoca emendamento «salva-Moroni» perché fatta inserire dell'ex esponente socialista, ora nel Fli, Chiara Moroni. Questa clausola consente il «ripescaggio» del partito più forte della coalizione che non abbia raggiunto il 2% se il raggruppamento supera la quota dell'8. La coalizione Monti è accreditata intorno al 10%, e dunque il caso previsto dalla norma salva-Moroni potrebbe essere applicato al neocentro guidato dall'attuale premier. L'Udc non avrà problemi con la soglia di sbarramento al 2%. Li avrebbe invece Fli, che così sarà graziata dal «salva-Moroni». Un miracolo che sarebbe stato impossibile senza la legge elettorale in vigore. E senza la costituzione di una lista Monti alla Camera. Oltre all'Udc e a Fli, il terzo blocco centrista alla Camera sarà infatti raggruppato. Le aree che fanno capo a Luca Cordero di Montezemolo e Andrea Riccardi confluiranno in una lista che porterà il nome del premier. Questa neoformazione potrebbe riscuotere una percentuale di voti ancora non valutabile, ma comunque ben superiore al 2 e al 4%. Se Italia Futura avesse deciso di correre da sola, sarebbe stato uno scacco matto per Fini. Il movimento di Montezemolo era infatti collocato nei giorni di Natale intorno all'1,7% dei consensi. Con le elezioni sarebbe andato in scena quindi un derby Montezemolo-Fini per la riscossione del premio del partito ripescato sotto il 2%. Con una distribuzione delle forze come sembra delinearsi, invece, per Fli la strada dovrebbe essere spianata.
Fini ha il posto sicuro alla Camera. I nomi che circolano tra chi avrà un seggio certo sono poi quelli di Benedetto della Vedova, Italo Bocchino, Giulia Buongiorno, Roberto Menia. Non ci sarà spazio per tutti. È dunque probabile che i finiani più esposti corrano a Montecitorio, con la lista propria, i meno pasradan si affilino in Senato al listone Monti, dove confluiranno tutti i partiti del centro. Dello stesso codicillo del Porcellum potrà usufruire a sinistra certamente il Centro democratico di Bruno Tabacci e Massimo Donadi (ex Idv), alleati del Pd. E naturalmente anche il miglior partito sotto il 2% il centrodestra.
Oltre ad annunciare la presentazione della lista di Fli, Fini ha rivendicato un ruolo di primo piano nell'agenda Monti. Tutto, è convinto, è partito da lui, grazie a lui, dal suo strappo con Berlusconi: «Berlusconi è andato in crisi nel momento stesso in cui mi ha espulso dal Pdl.
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