Expo, l'imprenditore rivela: "La cupola voleva 1,2 milioni"

Interrogato per 9 ore, Maltauro ammette: appalti manovrati, ho già versato 600mila euro. Gli affari delle coop rosse

Expo, l'imprenditore rivela: "La cupola voleva 1,2 milioni"

L a lunga giornata di Enrico Maltauro inizia e finisce al sesto piano del palazzaccio milanese. Negli uffici della distrettuale antimafia, l'imprenditore vicentino arrestato la scorsa settimana ci resta oltre nove ore. L'interrogatorio davanti al pubblico ministero Claudio Gittardi - a cui nel primo pomeriggio si aggiunge anche il collega Antonio D'Alessio - è di quelli che somigliano a una svolta nell'indagine. Date, incontri, cifre, circostanze. Viene ripercorso molto se non tutto dell'inchiesta che ha scoperchiato la presunta «cupola» degli appalti Expo. E molto dell'impianto accusatorio trova conferma. «Così funzionava il sistema», racconta Maltauro. Ed è un sistema nel quale, per aprire la porta delle grandi commesse pubbliche, sarebbe stata indispensabile una «chiave». Un lobbista, un uomo in grado di avvicinare i manager di Stato e di garantire le coperture politiche. Per Maltauro, la «chiave» sarebbe stata Sergio Cattozzo, politico ligure dell'Udc e factotum dell'ex parlamentare Dc Gianstefano Frigerio.
SECRETATO
Nove ore davanti ai pm sono un mezzo terremoto. L'interrogatorio di Maltauro è stato secretato, e già questo spiega l'importanza della sua deposizione. Gli investigatori definiscono «utile» e «interessante» il suo racconto, understatement che tradisce la grande importanza del verbale. Maltauro - stando al post-it che Cattozzo ha cercato di nascondere nelle mutande al momento dell'arresto - avrebbe versato al politico dell'Udc 1,2 milioni di euro: «I primi 600mila euro li ho versati, promisi di versare gli altri 600mila euro richiesti». E solo per un paio di appalti (Expo e Sogin). Ora, si domandano i pm, per quante altre gare è stata pagata una tangente? Alla domanda potrebbero forse rispondere le rogatorie avviate con la Svizzera per capire quanto denaro sia passato nelle cassette di sicurezza di Frigerio e dell'ex senatore Luigi Grillo.
«TRAUMATIZZATO»
Nel carcere di Opera, intanto, Primo Greganti legge le carte dell'inchiesta e prepara un memoriale difensivo. Il Compagno G. - fa sapere il suo legale, l'avvocato Roberto Macchia - respinge le accuse e «fornirà chiarimenti a contestazioni che allo stato sembrano poco incisive». Come sta l'uomo indicato dai pm come il garante della cupola per le coperture della sinistra? «Il carcere è sempre un'esperienza traumatica». Dal Senato, intanto, smentiscono che il «Compagno G» sia entrato più volte a Palazzo Madama tra il 2012 e il 2013, come emerso dall'inchiesta. «Non risultano accrediti a suo nome».
FRIGERIO E IL CAVALIERE
In alcune intercettazioni, Frigerio dice di aver parlato direttamente con Silvio Berlusconi di alcuni appalti a cui puntava la cricca e di averlo sollecitato anche con alcune lettere. «L'onorevole Frigerio - replica uno dei legali dell'ex premier, l'avvocato Niccolò Ghedini - nel suo ruolo nell'ambito del Ppe, si è limitato ad inviare a mezzo fax o di un suo incaricato considerazioni di ordine generale sulla vita politica del Paese. Come si potrà verificare non vi è il benché minimo accenno a questioni locali di cui, del resto, il presidente Berlusconi mai si è interessato». Allo stesso modo il governatore lombardo Roberto Maroni, il cui nome viene compare in diverse intercettazioni dell'inchiesta milanese. «In un anno - ribatte Maroni - l'unico mio incontro con la cosiddetta “cupola” è stato casuale mentre io entravo e questo personaggio (Frigerio, ndr) usciva da un ristorante».
COLLABORAZIONE
Ma il lavoro dei pm trova una buona sponda anche nello stesso Cattozzo, sentito ieri dal pm D'Alessio per circa quattro ore. «Ha chiarito la sua posizione», spiegano i suoi legali. Cattozzo, secondo gli inquirenti, sarebbe stato il gancio di Maltauro per garantirsi gli appalti di Expo e della Sogin, in accordo con Frigerio. I due, intercettati al telefono, parlano del denaro che devono ricevere dall'imprenditore. «Fammi pensare - dice Frigerio - io ho preso da Enrico (Maltauro, ndr)... 25 l'ultima rata... 16,5 a marzo... quindi fanno 41...». «Io ho scritto tutto», rassicura Cattozzo, «ti deve dare 359, qualcosa di simile».
GLI AFFARI ROSSI
E Frigerio, su chi pensava di poter contare per garantire alla cupola gli appalti migliori? Anche sulle cooperative rosse, e in particolare su Claudio Levorato, boss di Manutencoop.

Ne parla proprio con Maltauro, in una telefonata dell'ottobre scorso, a proposito delle gare per la Città della salute. «Voglio capir bene qual è il legame che loro hanno - dice Frigerio - perché parlando con Levorato, lui è un vecchio comunista, io un vecchio democristiano, quindi sappiamo come si parla... tra noi, no?».

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