Formigoni passa al contrattacco: "Tentano il golpe ma non cedo"

Il governatore passa al contrattacco: "Non cedo". Bruti Liberati indaga i giornalisti ma non chi passa le notizie

"Si è usata nei miei confronti un’aggressione politico-mediatica, anche con l’intento di una sorta di golpe per costringermi alle dimissioni, ma non mi dimetto". Il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni non usa certo mezzi termini per smentire categoricamente le ultime indiscrezioni apparse questa mattina sul Fatto Quotidiano riguardo all’inchiesta sulla sanità lombarda. Secondo il quotidiano diretto da Antonio Padellaro, sarebbero circa 9 i milioni di euro spesi per Formigoni e il suo entourage da Pierangelo Daccò, ora in carcere per le inchieste sulla Fondazione Maugeri e il San Raffaele: il Fatto avrebbe citato una informativa segreta della polizia giudiziaria di 200 pagine inviata al procuratore aggiunto Francesco Greco e ai pm Luigi Orsi, Laura Pedio, Gaetano Ruta e Antonio Pastore. Adesso la procura di Milano sta procedendo nei confronti dei giornalisti del Fatto per il reato di pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale. Tuttavia, la procura milanese si è dimenticata di indagare le toghe che hanno passato l'informativa ai cronisti del Fatto.

Per replicare all'ennesimo assalto mediatico-giudiziario, Formigoni ha convocato una conferenza stampa durante la quale ha duramente contestato quelle che a suo giudizio sono delle "falsificazioni" dei giornalisti a suo danno. Il governatore ha ricordato vari articoli di stampa che accostano la sua vita privata alle inchieste sulla sanità in Lombardia. "Si è usato nei miei confronti - ha spiegato il presidente della Regione Lombardia - un’aggressione politico-mediatica basandosi su falsità e spacciando per veri interrogatori di Daccò secretati o addirittura manipolati". Ciò è stato fatto, secondo Formigoni, "per cercare di screditare la storia e la figura del presidente Formigoni di fronte ai suoi elettori e ai cittadini, con l’intento di una sorta di golpe per costringere il presidente Formigoni alle dimissioni". Formigoni ha, tuttavia, aggiunto che intende dimettersi dinnanzi a queste falsità. Il presidente della Regione Lombardia ha detto che la sua reazione di fronte alle indiscrezioni è "una legittima difesa di fronte alle valanghe di menzogne e di diffamazione nei miei confronti e dell’istituzione, una legittima difesa contro dei gruppi di potere che hanno tentato di infangare il governo della Regione Lombardia legittimamente eletto e il suo presidente".

Dopo la pubblicazione di nuove indiscrezione su un presunto flusso di denaro da Daccò a Formigoni, il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati ha fatto sapere che la procura meneghina si è mossa nei confronti degli autori degli articoli Gianni Barbacetto, Antonella Mascali e Davide Milosa e nei confronti del direttore Padellaro. "I cronisti rispondono - ha spiegato Bruti Liberati - di pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale» per aver pubblicato il contenuto di una informativa dell’inchiesta sul caso Maugeri, non depositata, e quindi di cui è vietata la pubblicazione".

Il direttore dovrà, invece, rispondere di "omesso controllo". Per il momento, però, nessun procedimento è stato aperto per rivelazione di segreto d’ufficio che punisce il pubblico ufficiale che rivela notizie coperte da segreto.

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