"È ovvio che non è dignitoso per nessuno ricevere un salario essendo al tempo stesso richiesto di
rimanere a casa". Il ministro del Welfare, Elsa Fornero, commenta così a Radio1 Rai, la decisione della Fiat nei confronti dei 18 operai Fiom di Pomigliano D'Arco (in realtà sono 19 ma uno è in aspettativi per motivi elettorali).
"Non è dignitoso e in questo senso non posso che concordare in maniera piena e totale con quanto espresse il presidente della Repubblica, Napolitano", quando nel 2010 scrisse una lettera di sostegno ai 3 operai Fiom della Fiat di Melfi che si trovano nella stessa situazione dei lavoratori di Pomigliano d’Arco: reintegrati, ma non riammessi in fabbrica dall’azienda.
"Credo che siano importanti le parole del ministro Fornero quando si rivolge a tutti perché si esca da questa situazione, ma la Fiom continua a credere che anche un governo in uscita dovrebbe comunque intervenire, dovrebbe fare qualcosina in più. Credo che sarebbe importante che il governo, come ha fatto in altre occasioni, convochi Fiat, convochi le parti", ha dichiarato il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini.
Intanto, gli operai assunti da Fabbrica Italia Pomigliano a novembre su disposizione della Corte d’Appello di Roma non si arrendono. Nonostante il Lingotto abbia deciso di pagarli, pur mantenendoli a casa in quanto non c’è sufficiente lavoro per loro e quindi non possono essere ricollocati.
"Non ci arrenderemo, è stato difficile ma soprattutto brutto abbandonare la fabbrica.
Ci hanno cacciati, e lungo quelle decine di metri che mi separavano dall’uscita, ho vissuto momenti di sconforto, pensando a mia moglie, a mio figlio, ai miei genitori, ai miei suoceri, che per una settimana mi hanno chiesto se avevo ricevuto la comunicazione di Fiat sui turni di lavoro. Sapevo, in cuor mio, che avremmo fatto la fine dei colleghi di Melfi, reintegrati ma a casa", ha spiegato Raffaele Manzo, uno dei 19 operai.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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