È giallo sul «papello» Il nome di Martelli venne sbianchettato

È giallo sul «papello» Il nome di Martelli venne sbianchettato


Mariateresa Conti

C'è un mistero che si aggiunge ai già tanti misteri che incombono sulle dichiarazioni di Massimo Ciancimino e sui documenti, più o meno «taroccati», che il figlio del sindaco boss ha consegnato ai giudici attribuendoli al padre. E non è un mistero di poco conto, anche se al momento è d'obbligo adottare tutte le cautele del caso: riguarda uno dei documenti fondamentali della presunta trattativa Stato-mafia, e uno dei testimoni chiave della procura di Palermo, l'ex Guardasigilli Claudio Martelli, che in ogni sede denuncia le omissioni e i silenzi dei governi di centrosinistra sulla trattativa. Proprio il nome dell'ex ministro della Giustizia socialista, infatti, potrebbe essere stato cancellato dal cosiddetto «contropapello», l'elenco di punti vergato da Vito Ciancimino in risposta all'elenco di richieste - l'ormai arcifamoso «papello» - che Riina avrebbe girato a Ciancimino senior per fermare le stragi. Il nome «Martelli», vergato accanto a «ministro Guardasigilli», secondo uno studio di un noto blogger molto attento alle segrete cose palermitane, sarebbe stato prima scritto e poi cancellato. Da chi? Dallo stesso Vito Ciancimino? Dal figlio? Da altri? A scoprire l'ennesima stranezza nel documento è il «segugio Enrix», al secolo Enrico Tagliaferro, che sul suo blog ha esaminato più volte questo e altri atti prodotti da Massimo Ciancimino. Il «contropapello» è una delle tante carte attribuite a Ciancimino senior e consegnate ai pm dal figlio. Ed è stato già sottoposta a perizia, nell'ambito del processo contro il generale Mario Mori per la mancata cattura di Provenzano. In alto reca la scritta «Allegato per mio libro». Segue un elenco. Al primo punto ci sono due cognomi, «Mancino Rognoni», rispettivamente ministri dell'Interno e della Difesa in quel 1992. Poi, più sotto, «ministro Guardasigilli», accanto a cui sarebbe stato scritto, e poi cancellato, il cognome «Martelli», quindi la scritta «Abolizione 416 bis» e altre «controproposte» targate Vito Ciancimino. Il taroccamento sarebbe venuto alla luce lavorando con Photoshop e il microscopio.
Nell'inchiesta sulla trattativa Martelli è uno dei testimoni chiave. È lui che inguaia Mancino, perché sostiene di averlo informato dei contatti tra il Ros e Vito Ciancimino per fermare le stragi mentre l'ex ministro dell'Interno nega e si becca l'accusa di falsa testimonianza. È lui che, davanti ai pm ma pure in commissione Antimafia, spara a zero sull'ex presidente Scalfaro sostenendo di essere stato un irriducibile del carcere duro ai boss anche se poi verrà accusato dall'ex capo del Dap, Nicolò Amato, di essere stato in realtà «morbido» dicendo «no» a 5mila provvedimenti di inasprimento delle condizioni carcerarie ai capimafia. A verbale, il 29 ottobre 2009, Ciancimino jr illustra il documento e riferisce che si trattava «di controproposte che mio padre rendeva far conoscere ai due che già mio padre sapeva erano a conoscenza della trattativa, il ministro Mancino e l'ex ministro Rognoni e ovviamente quello che diceva, la persona da interessare al fine di poter fare quanto meno auspicabili qualcuna di queste richieste, era il ministro Guardasigilli per cui come eventuali mittenti aveva indicato queste tre persone: due che lui sapeva essere informati, il terzo come persona che secondo lui di fatto doveva occuparsene...».

L'interessato, cioè Ciancimino jr, al Giornale è di poche parole. «Ho sentito parlare di questa cosa, ma non ne so niente e non l'ho certo taroccato, non avevo interesse a cancellare il nome Martelli. Ho preso quella carta è l'ho consegnata ai pm».

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