Al direttore 14 mesi, se la cavano con meno scippatori e maniaci

Dei delitti e delle pene: per i giudici italiani spacciatori, picchiatori e truffatori sono meno pericolosi di Sallusti

Il direttore del Giornale Alessandro Sallusti
Il direttore del Giornale Alessandro Sallusti

Rapinatori, molestatori, pedofili, papponi, picchiatori di mogli, spacciatori di droga, scippatori di vecchiette, estorsori, tutti soggetti meno pericolosi del «delinquente abituale» Sallusti, giornalista con «spiccata capacità di delinquere», un tipo «socialmente pericoloso» a giudizio inappellabile dei magistrati che l'hanno condannato a 14 mesi di reclusione. Il codice penale prevede minimi e massimi di pena, ma poi decide chi la legge la applica, i tribunali. E può succedere, anzi è successo, che i giudici condannino a pene minori il responsabile di un reato che, a prima vista, parrebbe più grave di un articolo di giornale (peraltro scritto da altri). Succede così che mentre a Sallusti tocca un anno e due mesi di galera, un trentenne che faceva prostituire la moglie sulla statale Adriatica è stato condannato solo a 11 mesi dal Tribunale di Ravenna, pena peraltro sospesa. Meno pericoloso di Sallusti, a giudicare dalla pena inflitta, è anche un quarantenne che ha aggredito con un coltello a serramanico due poliziotti che lo avevano fermato per un controllo a Senigallia (10 mesi di reclusione, 4 in meno di Sallusti). Ad Erice un uomo di 44 anni che picchiava regolarmente la moglie è stato condannato a 9 mesi e 15 giorni di reclusione per maltrattamenti in famiglia, con la concessione della sospensione condizionale della pena. Un onest'uomo rispetto a Sallusti, che di mesi di galera ne merita cinque in più.

Se vi trovano 15 grammi di cocaina in casa, insieme all'occorrente per confezionare dosi da spacciare, state tranquilli, si rischia meno che a dirigere un giornale: solo dieci mesi di galera per un cinquantenne condannato per spaccio a L'Aquila. Anche lui meno «socialmente pericoloso» del pericolo pubblico Sallusti. Causi un incidente stradale in cui muore una persona? Prendi una pena più lieve rispetto al direttore del Giornale. È accaduto in Val D'Aosta, dove un ventottenne travolge l'auto di un anziano che muore sul colpo. Risultato: condanna per omicidio colposo a dieci mesi di carcere, meno di Sallusti.

Molestatori, maniaci sessuali, pedofili. Anche con loro siamo lontani dalla minaccia rappresentata da Sallusti libero. Un cinquantenne romano adesca via internet una minorenne di Pescara, le chiede foto hard in cambio di ricariche telefoniche. Lo beccano, e il Tribunale di Roma lo condanna per pedopornografia. Ma solo a 8 mesi di carcere e 800 euro di multa. Sullo stesso piano di Sallusti c'è un condannato per violenza sessuale, a Pescara. Un cinquantenne, pregiudicato per omicidio, conosce una ventenne con problemi psichici alla fermata di un autobus. La ragazza racconterà poi di essere stata costretta a subire ripetuti atti sessuali. Quando l'uomo sa che la sua vittima ne parla col fratello, inizia a minacciarla, finché non lo fermano, lo processano. Il pm chiede un anno e mezzo, ma per il giudice delle udienze preliminari di Pescara bastano 14 mesi di reclusione. Come per Sallusti.

Una giustizia curiosa, difficile da capire. «Dammi 25 milioni o ti sparo in bocca» intima ad un barista di Parma un quarantenne originario di Foggia. Il barista non si fa intimorire e lo denuncia. Il Tribunale lo condanna a un anno e due mesi per tentata estorsione. Un algerino, Abes Bouzelifa, sale su un treno diretto a Mestre. Quando scende viene bloccato dalla polizia ferroviaria, sorpreso ad usare carte di credito appena rubate sul treno. Viene processato per direttissima e condannato, per furto, a 14 mesi, anche lui non più «socialmente pericoloso» del direttore del Giornale. Un romeno riesce a clonare ben 82 carte bancomat, ritirando i soldi delle vittime agli sportelli. Scoperto, condannato dal Tribunale di Bergamo a non più di 14 mesi. A Sondrio un tizio viene condannato con rito abbreviato per abusi sessuali ai danni di un minore di 14 anni. Solo dieci mesi.

Un dilettante poi, rispetto a tutti, quel dipendente dell'Inps che da anni buttava nella spazzatura la corrispondenza dei pensionati, perché non aveva voglia di aprirla. Colto in flagranza, se l'è cavata con due mesi di reclusione per distruzione di corrispondenza. Pena sospesa dal Gip di Pesaro.

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