RomaBoia, e che sarà mai. «Non sto esagerando. Giorgio Napolitano non è il garante, ma sta mettendo la tagliola alle opposizioni. Sta decapitando il dissenso». Giorgio Sorial, deputato M5S, lo dice e lo ripete: lasciando passare i decreti, come quelli Imu-Bankitalia, il capo dello Stato «taglia la testa» al Parlamento, Quindi, «Napolitano boia». Nessun pentimento grillino e nessuna palpabile reazione dal Colle, dove c'è più interesse e preoccupazione per la difficile trattativa sulle riforme che per l'ultimo insulto in arrivo dai Cinque Stelle.
Del resto perché replicare, se a difendere il presidente stavolta c'è tutto il resto del mondo politico? Mentre la procura di Roma «valuta» se procedere per vilipendio, la sparata di Sorial provoca infatti un'alta onda di indignazione trasversale. Da Enrico Letta: «L'indegno attacco M5S a Napolitano è punto di non ritorno di deriva estremista inaccettabile per chiunque pratichi i principi democratici». A Matteo Renzi: «Un atteggiamento insopportabile, una forma di stupidità, prima ancora che di violenza verbale, che non ha eguali nella storia repubblicana». Dal Pd che esce dall'aula quando in serata Sorial riparla, fino a Renato Brunetta, che brucia tutti sul tempo e chiede alla Boldrini «provvedimenti» contro il deputato pentastellato. Persino Matteo Salvini si ribella: «Contesto Napolitano, però insultarlo è una boiata».
Brunetta negli ultimi mesi non è stato tenero con Re Giorgio. Stavolta però è diverso. «Nel dibattito - spiega il capogruppo Fi - anche aspro, si può criticare chiunque, pure il capo dello Stato, ma non si deve mai oltrepassare la soglia del lecito. E contro il presidente della Repubblica c'è stato un attacco volgare e sguaiato, un intollerabile insulto che dimostra ignoranza politica». Tutta Forza Italia fa scudo al Quirinale. «Gli insulti - dice la portavoce del gruppo alla Camera, Mara Carfagna - sono lo strumento dialettico proprio degli stolti». Paola Pelini, vicepresidente Fi al Senato, parla di «linguaggio indegno di un Paese civile». E secondo Mariastella Gelmini «le offese di Sorial spiegano bene perché solo gli ingenui possono credere di fare le riforme con il M5S».
Le riforme, appunto, sono queste che tengono in ansia il Colle dopo le ultime frenate, non certo le parole di un Sorial, Nemmeno l'annunciato impeachment rovina il sonno al capo dello Stato, tanto più che la procedura sembra impantanata. «Non escludiamo a breve una formalizzazione dello stato d'accusa», dice il leader dei senatori a cinque stelle Maurizio Santangelo. Di sicuro, racconta, non ci saranno referendum online tra gli iscritti.
Renzi intanto punta a dividere i grillini. «Lancio un appello ai senatori e deputati del movimento, non permettete che i toni di alcuni vostri colleghi squalifichino il vostro lavoro, che vi taglino fuori dalla riforme. Per uno di voi che sbraita, ce ne sono dieci che lavorano in silenzio». Una strategia che fa breccia. «Abbiamo tante cose da fare - dice il senatore Tommaso Campanella - e non possiamo dare appigli agli altri partiti».
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