Il grillino della prima ora abbraccia la Schlein

Max Bugani annuncia il proprio ingresso nel Pd dopo quasi 18 anni nei 5 Stelle: il nuovo "democratico" screditava i giornalisti "nemici" e cacciava dal partito chi non si allineava a Grillo

Il grillino della prima ora abbraccia la Schlein

Proprio nel giorno in cui il Movimento 5 Stelle celebra il quinto anniversario da quelle elezioni politiche che lo portarono per la prima volta nella sua storia al governo italiano, ecco che Massimo Bugani, uno degli esponenti più in vista del grillismo della prima ora, annuncia il suo ingresso nel Partito Democratico della Schlein. Il motivo è molto semplice: "Mi sento all'interno di uno di quei percorsi, di quelle onde, che generano una scintilla veramente nuova. E anche stavolta, come allora 'nessuno ci ha visto arrivare'. Quindi sì – dichiara convintamente Bugani nell'intervista a Repubblica, entro con gioia in questo nuovo Pd, che sta prendendo forma anche grazie ad Articolo Uno".

Per la cronaca, Articolo Uno è stato il partito in cui l'ex pentastellato ha militato dall'estate del 2022 a oggi, dopo quasi 18 anni di cieca fedeltà a 5 Stelle. Sì, perché tante sono state le vite politiche di Max. Bolognese doc, scrittore fiabe e di romanzi, Bugani entra a fare parte dei 5 Stelle nel 2005, anno in cui il nasce il blog di Beppe Grillo. Era proprio al fianco del comico genovese già in quel V-Day del 2007 in Piazza Maggiore a Bologna a remare (anche sopra un canotto) contro tutta la politica "tradizionale". Grillo mandava a quel paese tutti i partiti tradizionali (Pd compreso) e fu in quella occasione che nacque la proposta del limite dei due mandati per parlamentari e consiglieri: Bugani lo supererà abbondantemente. Ma non solo: i ruoli che ricoprirà all'interno del M5s sono stati tantissimi. Candidato a sindaco di Bologna per due volte (entrambe fallimentari), capogruppo M5s in consiglio comunale a Bologna (dove stanzia dal 2011), capo staff di Virginia Raggi in Campidoglio, numero due dell'associazione Rousseau di Davide Casaleggio, capo della segreteria di Luigi Di Maio quando era vicepremier e referente del Movimento in Emilia-Romagna.

Altrettanti anche gli adii. Bugani lascia il proprio incarico di Rousseau nel gennaio 2020. Non si espose mai direttamente per dare una spiegazione, anche se quello erano i giorni del caos tra i pentastellati, delle forti critiche interne nei confronti dei rapporti tra 5 Stelle e Rousseau e delle accuse di conflitto di interessi nei riguardi di Casaleggio. Tuttavia nell'ottobre dello stesso anno difenderà Casaleggio e la piattaforma che "consente al Movimento, con soli 300 euro al mese versati dagli eletti, di far politica senza sedi, senza dipendenti, senza milioni e milioni di costi fissi. Nessuna delle meravigliose idee di Gianroberto Casaleggio sarebbero mai state realizzate senza suo figlio. Davide c'è sempre stato, era lui che dava forma alle cose, e Rousseau l’abbiamo costruita lavorando come i matti mentre Gianroberto era in ospedale: era il suo sogno, il suo lascito al M5S".

Un "lascito" così enorme che – alla fine – a lasciare il Movimento 5 Stelle sarà proprio Bugani, in direzione di Bersani&co. Non prima, però, di venire nominato dal sindaco Lepore assessore ai Rapporti con il Consiglio comunale a Bologna: "merito" delle 361 preferenze. Ma il taxi di Articolo Uno ("Ora posso finalmente pronunciare la parola 'sinistra'", disse sette mesi fa) dura molto poco: dopo quell'approdo nell'agosto scorso, ora è il momento di cambiare di cambiare subito partito per planare tra le braccia della Schlein e tifare l'alleanza con i suoi vecchi colleghi pentastellati. Del resto, a proposito di Pd, lui è sempre stato molto "democratico". Nel 2013 aveva lanciato sul blog di Beppe Grillo la "controrassegna stampa" con la quale denigrava tutti gli articoli di giornale critici nei confronti dei 5 Stelle.

Lui che rappresentava in toto l'ortodossia grillina, inoltre, metteva lo zampino in tutte le epurazioni pentastellate operate da Grillo, soprattutto lungo la via Emilia: chi non stava dalla sua parte, veniva cacciato. Federica Salsi, Giovanni Favia, Andrea Defranceschi, Mara Mucci e Luigi Camporesi sono solo alcuni degli espulsi. Con una persona così "democratica", il Pd si è imbarcato proprio la persona giusta.

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