Con il nuovo decreto Ong si accorciano i tempi per l’assegnazione di un porto sicuro. A dirlo chiaramente non è Matteo Salvini o Giorgia Meloni, ma la Guardia Costiera.
“Le Ong, fino a pochi giorni fa, hanno sempre lamentato i tempi con cui l’amministrazione italiana, ancorché non ne avesse l’obbligo, concedeva il porto di sbarco o Pos. Tempi che erano superiori anche ai dieci giorni”, ha spiegato il contrammiraglio Giuseppe Aulicino, nel corso dell’audizione delle commissioni Trasporti e Affari costituzionali, riunite oggi alla Camera in seduta comune. “Con questo decreto, il Pos (Place of safety ndr) viene assegnato subito”, ha detto con nettezza il contrammiraglio. Un aspetto alquanto importante dato che incide significativamente sulla vita di bordo “perché i migranti sanno che verranno portati in un porto nazionale, soprattutto in tempi brevi e sicuramente inferiori rispetto a quello che succedeva fino a poco tempo fa”. La Capitaneria di porto, infatti, nel corso degli ultimi anni ha dovuto affrontare problemi sia di carattere sanitario sia di sicurezza: “Quando i migranti rimanevano a bordo per tanto tempo qualcuno andava in escandescenza”, ha ricordato Aulicino.
Insomma, durante il suo intervento, un esperto della Guardia Costiera, non un politico di centrodestra, ha smontato molte delle ‘balle’ propagandate dalla sinistra immigrazionista e dalle Ong. “Non mi sembra che il decreto di cui stiamo discutendo vieti espressamente i salvataggi multipli. Se una nave, che sta andando al Pos, dovesse incontrare un’unità che necessita di soccorso, il comandante dovrebbe intervenire così come succede anche alle nostre unità navali”, ha puntualizzato il contrammiraglio. In secondo luogo, Aulicino ha smentito che la normativa internazionale parli esplicitamente di porto più vicino perché tutte le norme riguardano i mercantili commerciali e, in tal caso, “lo Stato in cui è stato effettuato il soccorso deve dare un porto che consenta alla nave di deviare la sua rotta il meno possibile”.
Le Ong fanno attività di natura differente e, pertanto, devono sottostare alle leggi italiane. Un punto ribadito anche nella relazione scritta rilasciata alla commissione Trasporti della Camera. Dopo aver elencato una serie di normative internazionali, si conclude: “L’Italia non ha pertanto alcun obbligo, previsto dal diritto internazionale marittimo, di riscontrare la richiesta di Pos proveniente da navi mercantili o Ong battenti bandiera straniera che svolgono stabilmente attività di soccorso fuori dalla Regione Sar italiana e in assenza di coordinamento da parte dell’Italia”. Viene, poi, sostanzialmente ribadito che gli altri Paesi Europei, in nome della “Cooperazione tra Stati” sancita dalla Convenzione Sar, non possono lavarsi le mani di fronte a questo problema: “L’individuazione del Pos dovrebbe essere effettuata dallo Stato competente per la Regione Sar in cui sono state soccorse le persone in cooperazione con lo Stato di bandiera dell’unita”. Infine, l’assegnazione del porto di sbarco è una decisione che viene presa dal ministero dell’Interno e confermata o cambiata dalla capitaneria di porto in base a determinati “apprezzamenti di carattere tecnico-nautico”. “La Geo Barents, che ha un pescaggio di 8,5 metri, può andare in porti che hanno quel fondale oppure, se il comandante della nave ci rappresenta uno stato d’emergenza, interveniamo e diamo una diversa destinazione in maniera da poterla assistere”, ha concluso il contrammiraglio.
Parole che vengono accolte con soddisfazione da Fratelli d'Italia. "La Guardia Costiera conferma quanto da noi sempre sostenuto: il decreto ONG non mette in difficoltà le operazioni di ricerca e soccorso dei migranti nel mediterraneo. Il Contrammiraglio Aulicino ha chiaramente spiegato che il nuovo decreto renderà più rapido e razionale l'ottenimento del POS, ciò a vantaggio, oltre che della nostra sicurezza interna, della stessa sicurezza dei migranti", ha affermato la deputata meloniana, Sara Kelany, convinta che il vero obiettivo delle Ong "sia quello di continuare a sottrarsi ad ogni tipo di controllo del loro operato". Ora "grazie a questo decreto questo oggi non sarà più consentito", ha chiosato.
Gli fa eco il collega Fabio Raimondo, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Trasporti e relatore del Decreto sulle Ong, che spiega: "Non esiste alcuna correlazione tra porto sicuro e porto più vicino" e "chi recupera migranti in mare non deve per forza recarsi nel porto più vicino, ma in quello indicato dalle autorità italiane senza che questo possa nuocere in alcun modo alle persone a bordo". E conclude: "Ci conforta il fatto che tutti i trattati, il diritto del mare, la Costituzione, siano stati rispettati. Il Decreto non è contro le Ong, ma serve a dare regole che finora non c'erano".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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