Dall'inizio della crisi a oggi i posti di lavoro persi nelle costruzioni sono 446.000. Con i settori collegati salgono a 669mila, come l'intera popolazione di Palermo. Ben 11.177 imprese sono fallite e rappresentano il 23% dei fallimenti registrati in tutti i settori economici. Le compravendite di abitazioni si sono dimezzate con il meno 49, riportandosi ai livelli di metà anni ottanta. Inoltre, nel periodo 2007-2012 la riduzione dei finanziamenti alle imprese è stata del 45,6% per gli investimenti nel comparto abitativo e del 62,4% nel non residenziale.
«Abbiamo toccato il fondo», dice il rapporto dell'Osservatorio congiunturale sull'industria delle costruzioni dell'Ance. Si legge ancora nel documento: «Muore l'edilizia, muore la filiera».
Il presidente dei costruttori italiani Paolo Buzzetti illustra i nuovi dati sul 2012, anno più nero per il settore delle costruzioni e i possibili scenari per quello in corso e il 2014. L'atmosfera è nera e la preoccupazione tangibile.
La denuncia dell'Ance riguarda anche le troppe tasse sulla casa. Sono nove le voci di tassazione che gravano sugli immobili in Italia, per il possesso, la vendita o la locazione.
«Con l'Imu le imposte sugli immobili sono aumentate di 12 miliardi di euro», avvisa l'associazione. L'Italia «ha raggiunto quindi il Regno Unito in cima alla classifica dei paesi con la più alta tassazione sulla casa. L'Imu inoltre, a differenza dell'Ici, ha reso non conveniente l'affitto a canone concordato».
Interviene all'incontro dell'Ance il viceministro dell'Economia Stefano Fassina che anticipa, a proposito della riunione del governo di venerdì a Palazzo Chigi: «Per le misure sul lavoro che verranno portate al prossimo Consiglio dei ministri quasi tutte le risorse verranno individuate da programmi europei cofinanziati non portarti a termine».
Nel Rapporto congiunturale dell'Ance si sottolinea, sui posti di lavoro persi, che non sono solo gli operai a restare a casa, ma tutte le figure professionali legate al cantiere: in un anno i liberi professionisti (architetti, ingegneri, ecc) sono diminuiti del 23%.
Tutti i dati 2012 mostrano che la crisi in atto è la più intensa e la più lunga che ci sia mai stata nella storia del Paese. La perdita del volume d'affari è doppia rispetto a quella registrata con la crisi degli anni '90.
Per gli investimenti, il 2013 segnerà il sesto anno consecutivo di caduta. Una lunga fila di segni meno che portano il settore a perdere il 29% degli investimenti.
Nel corso della crisi, come si è detto, sono fallite 11.177 imprese di costruzione, su un totale di circa 48.500 aziende chiuse di tutti i settori economici in Italia (circa il 23% dei fallimenti).
Si arena dunque la produzione di cemento: nel 2012 le quantità consegnate sono diminuite del 22,6%. Stessa sorte per il legno: il mercato dell'edilizia-arredo ha visto, infatti, crollare il proprio fatturato del 19%.
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