I GUAI DELLA SINISTRA

RomaFrancesco Rutelli non s'è fregato un euro. Nemmeno uno di quelli che il suo fidato tesoriere ai tempi della Margherita (e anche dopo), Luigi Lusi, s'è messo in tasca per comprarsi case, investire in società canadesi, pagare le spese del secondo matrimonio con Giovanna Petricone, poi arrestata e appena scarcerata. La procura di Roma non crede a una parola del senatore democratico (l'interrogatorio lo leggete sotto) che dopo la decisione di Palazzo Madama di spedirlo al fresco ha rincarato la dose sugli ex compagni di partito entrando nel dettaglio delle spese che liquidava senza verificare se fatture e «pezze d'appoggio» fossero regolari.
Se il leader dell'Api fosse stato o meno a conoscenza dell'emorragia di soldi dalle casse del partito ai magistrati non è mai interessato un granché. Poteva non sapere, dunque. Anche se era il presidente della Margherita, e dunque a lui direttamente rispondeva il tesoriere, Rutelli ha trovato nelle toghe una sponda ideale, che non ha mai dubitato delle sue ricostruzioni, neanche quando ha garantito di non essersi mai occupato della gestione finanziaria del partito pur avendo la firma congiunta (con Lusi) sul conto.
In un comunicato di poche righe la Procura spazza via le voci che da giorni tenevano sulla graticola gli ex vertici della Margherita: Francesco Rutelli e Enzo Bianco non finiranno sotto inchiesta con la stessa contestazione che ha portato in carcere l'ex tesoriere, quella di aver attinto indebitamente dalle casse del partito. Le accuse lanciate da Luigi Lusi dal carcere per i magistrati sono solo calunnie, e per calunnia è indagato Lusi. Gli avvocati Titta Madia e Alessandro Diddi cantano vittoria, in Procura è prevalsa la linea morbida dopo che per qualche giorno i pm si erano spaccati sulla direzione da far prendere all'inchiesta con l'eventuale iscrizione di uno o più esponenti politici tirati in ballo da Lusi. Rutelli esulta; «Sono stati mesi di sofferenza. Ma in Italia chi è vittima di reati può avere fiducia nella giustizia. Il cerchio sarà chiuso solo con il ripristino dei danni che ho e abbiamo subito e il recupero di tutti i soldi rubati alla Margherita, che andranno allo Stato, cioè ai cittadini italiani».
Poco convinto della mosse dei pm, l'avvocato di Lusi, Luca Petrucci: «Se c'è una denuncia l'iscrizione è un atto dovuto. La situazione non si è modificata rispetto a prima. Aspetto di conoscere i risultati degli accertamenti fatti dalla Procura a seguito dell'interrogatorio di garanzia». Una mano a Bianco sul fronte degli appannaggi in suo favore e in favore delle società della sua segretaria è poi arrivata da una dettagliata memoria dell'avvocato Diddi nella quale si dimostrerebbe la «finalità politica» di ogni singolo esborso. Poi si parla anche delle multe dell'auto di Fioroni pagate dal partito.

«L'auto è stata assegnata da la Margherita a Fioroni e condotta per oltre 200mila chilometri in due anni da persona addette alla sua tutela per lo svolgimento dell'attività politica. Si ignora la ragione per la quale siano state elevate numerose multe. Ma si può affermare che le spese di cui si tratta siano assolutamente inerenti alle finalità politiche della Margherita».

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