In effetti di consensi i partiti sembrano averne assai pochi. In compenso sono pieni di alleanze. Ne fanno e ne disfanno cento al minuto: Bersani dà l’ultimatum a Casini ( «Scelga tra noi e il polo regressivo »), Beppe Fioroni invita a «non mollare Vendola»,l’Udc tende la mano ai «responsabili del Pdl», Claudio Scajola ascoltando la parola «responsabili» si sente chissà perché chiamato in causa e risponde: «Porte aperte», Fabrizio Cicchitto fa da eco, e intanto, mentre il Terzo Polo si chiede se deve continuare a vivere, Adolfo Urso di FareItalia gli ha già celebrato il funerale e vuole costruire la «casa dei riformisti». Peccato, però, che la casa dei riformisti la voglia costruire anche Veltroni, ma senza Vendola, e magari anche senza Urso, con Di Pietro forse ma non è detto. La situazione, voi capirete, è complessa e infatti a un certo punto la agenzie di stampa ci avvertono: «C’è tensione fra Fli e Api». Roba forte, si capisce. Roba di cui l’intera nazione si interessa, se non altro perché così scopre che Fli e Api esistono ancora. E che almeno la tensione è rimasta con loro, vivaddio. A differenza degli elettori.
C’è sempre qualcuno a un certo punto che tira fuori la foto di Vasto. Ormai è così famosa che tra un po’ la chiederanno al Louvre: c’era una voltala Gioconda, adesso ci sono i giocondi. «La foto di Vasto va allargata», «la foto di Vasto va dimenticata». È evidente, no? Per risolvere i problemi del Paese non ci vuole un progetto, non serve un’idea. Macché: basta un grandangolo. Il prossimo leader della sinistra chi sarà? Cartier Bresson? In attesa del clic salvifico, Bersani e Vendola litigano un po’ sull’alleanza, tanto per cambiare: uno vuol fare il leader, l’altro gli lascia intendere «con il piffero che fai il leader»,e gli dà dell’«ibrido incomprensibile e ambiguo».
Ricompare all’improvviso anche Veltroni che esce con un’immagine rubata dal manuale del piccolo enigmista: «Viviamo due cifre capovolte, il '29 della crisi economica e il '92 della crisi politica». Accidenti, che colpo di genio: le cifre capovolte. Come non abbiamo fatto a pensarci prima? Adesso, con le cifre capovolte, siamo quasi contenti di essere finiti anche noi a gambe all’aria.
È evidente che gli italiani non parlano d'altro, ogni mattina, quando vanno in posta e provano a capovolgere anche i numeri delle bollette da pagare. Giuro li ho sentiti:«Viviamo fra il '29 e il '92,cara signora». «No, a me sembra più un '94 e un '49». «Ma dove pagare 72 euro o 27?».C’è persino qualcuno che se li gioca al lotto i numeri, per dire. Sempre interrogandosi, s’intende, su quale sarà l’alleanza giusta: Pd-Sel con Udc e Fli oppure Pdl con Udc e Api con pezzi di Fli? Il Ppe esisterà mai? Il Partito della Nazione esiste ancora? La crisi incombe, il mutuo è insostenibile, il pieno di benzina un salasso. Ma chi se ne importa? Fini ha convocato una riunione per decidere sulle questioni fondamentali del Paese: deve decidere se fare o no il suo discorso stasera a Saronno. Un discorso, inevitabilmente, molto amaro. Anzi, amaretto.
Del resto, si sa, gli italiani sono lì, appesi alla decisione, non aspettano altro che il nuovo annuncio, la nuova dichiarazione. Vogliamo sapere la nuova alchimia, la nuova formula magica, la trovata alfanumerica con cui i politici pensano di rispondere alle domande più urgenti del Paese: Fabio Granata sarà ancora alleato di Lorenzo Cesa? E con chi si schiereranno Giovanni Pistorio o Silvano Moffa? Voi capite, sono interrogativi da cui non si può prescindere.
E mettere queste questioni senza indugio sul tavolo, porre al centro del dibattito con coraggio questi temi fondamentali, sicuramente porterà i partiti a far aumentare presto voti e consensi. Non i loro, però. Quelli di Grillo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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