La Chiesa cattolica avrà due nuovi santi: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Due campioni della fede, due trascinatori di grande carisma, due papi molto popolari. La notizia era nell'aria da qualche giorno. Ieri è arrivata la conferma ufficiale al termine dell'incontro di papa Francesco con il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. Bergoglio ha firmato il decreto di canonizzazione di Karol Wojtyla e ha ordinato anche quella di Angelo Giuseppe Roncalli. La cerimonia per la proclamazione dei santi-pontefici avverrà con ogni probabilità «già entro la fine dell'anno», ha detto il portavoce vaticano padre Federico Lombardi. Sarà il Concistoro a stabilire la data, quasi certamente in dicembre, dopo la conclusione dell'Anno della Fede voluto da Benedetto XVI.
L'elevazione agli onori degli altari di Giovanni Paolo II era già filtrata nei giorni scorsi quando era stato riconosciuto dall'apposita commissione il secondo miracolo, la guarigione di una donna in Costa Rica attribuita a Wojtyla e avvenuta il primo maggio 2011, la sera stessa della sua beatificazione. Una certa sorpresa ha destato invece la decisione di papa Francesco di proclamare santo contestualmente anche Roncalli. La procedura abituale della canonizzazione prevede il riconoscimento di un secondo miracolo, successivo alla beatificazione. Nel caso di Giovanni XXIII Bergoglio ha tenuto conto dei voti favorevoli dei cardinali e dei vescovi riuniti e ha scelto di prescindere dal riscontro di un secondo miracolo. Papa Francesco ha ritenuto che ne basti uno per «procedere alla canonizzazione di Giovanni XXIII, che è molto amato nella Chiesa», ha spiegato padre Lombardi. «Poi siamo nel cinquantesimo del Concilio e nessuno ha dubbi sulle sue virtù». Secondo fonti bene informate l'accelerazione nelle cause di santità dei due papi è fortemente voluta da Francesco, che potrebbe riservare una seconda sorpresa imprimendo una svolta anche al processo di beatificazione di Paolo VI.
Il nuovo pontefice ha a cuore la continuità del magistero con tutti i suoi predecessori, come dimostra anche la promulgazione della «Lumen Fidei», la prima enciclica della storia scritta «a quattro mani» con Ratzinger. Accostando agli onori degli altari due star della fede, due pastori di anime, due testimoni di Cristo come Roncalli e Wojtyla, papa Francesco continua la sua testimonianza tesa a facilitare l'avvicinamento al cristianesimo piuttosto che a «regolarizzare» la fede. Nel suo pur breve pontificato, durante il quale indisse il Concilio Vaticano II, Giovanni XXIII è stato il papa della «tenerezza» e della «misericordia», virtù alle quali Bergoglio non si stanca di esortare il popolo dei credenti. Giovanni Paolo II è stato il pontefice della «Redemptor hominis», l'inesausto fuoriclasse della missione, capace di annunciare in tutte le «periferie del mondo» che «Cristo è il centro del cosmo e della storia». In tutti i predecessori di Bergoglio non è difficile ritrovare un aspetto del suo magistero già così esplicito nell'affermare il ritorno alla centralità di Gesù. La grazia dello Spirito Santo si sviluppa nella continuità dell'azione dei vicari di Cristo in terra. Dopo lo choc delle dimissioni di Ratzinger, da quando Bergoglio è salito sulla cattedra di Pietro, la Chiesa ha iniziato a ritrovare carisma e attenzione mondiale. Riguardata oggi, forse anche quella scelta apparentemente scandalosa conteneva un germe positivo. C'è da prevedere che nei prossimi mesi, dall'imminente visita agli immigrati di Lampedusa alla Giornata Mondiale della Gioventù in programma a Rio de Janeiro a fine luglio, fino alla conclusione dell'Anno della Fede in dicembre e alla cerimonia per la canonizzazione del Papa «buono» e del Papa polacco, questo processo di ripresa della testimonianza di Cristo continuerà a irradiarsi da piazza san Pietro.
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Doninelli, Filippi e Marchese Ragona alle pagine 14-15
di Maurizio Caverzan
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