"L’unica cosa di cui mi vergogno davvero è di aver riso in quel modo di un giornalista che faceva il suo mestiere, e a cui chiedo scusa". All'indomani della polemica sull'intercettazione che lo vede coinvolto, Nichi Vendola fa mea culpa attraverso Twitter e spiega il perché di quella telefonata.
"È stata una telefonata fatta per riallacciare i rapporti con l’ambasciatore Ilva sui temi della difesa dei posti di lavoro ed ambientalizzazione", ha detto poi il governatore ai giornalisti alla fine del vertice di maggioranza tenutosi oggi a Bari, "Quello che appartiene all’ambito dell’avrei potuto dire diversamente è frutto del senno di poi, di chi colloca fuori da un contesto una telefonata. Era, ebbene, un contesto incandescente: accanto alla difesa dei lavoratori (somministrati), noi non volevamo perdere l’appuntamento con l’abbattimento delle emissioni di benzo(a)pirene. I nostri atti amministrativi non consentono dubbio alcuno sulla volontà di dare scacco matto a chiunque volesse con la furbizia continuare ad inquinare. La nostra opinione, forse opinabile sul piano politico non può essere vista come un reato".
Vendola sostiene che anche la confidenza con il manager Ilva Girolamo Archinà era normale: "Era il responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva, l’ambasciatore della proprietà, era normale perché era una confidenza legata a raggiungere degli obiettivi.
Per me difendere i posti di lavoro non è una cosa di cui debba vergognarmi. Sono orgoglioso di aver difeso ogni giorno ogni singolo posto di lavoro cercando di porre tutte le aziende davanti al loro dovere di ambientalizzare gli impianti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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