Gli immigrati si scatenano per la Kyenge

BresciaMa che sta succedendo a Brescia? Appena sette mesi fa una manica di balordi dei centri sociali, nascosti dietro alle bandiere di Sel e Movimento Cinque Stelle, hanno messo a ferro e fuoco la città, sputando addosso ai ministri della Repubblica intervenuti alla manifestazione del Pdl in piazza Duomo. Giovedì scorso tre agenti in borghese, intervenuti alla stazione per l'arresto di uno spacciatore, sono stati aggrediti da una trentina di extracomunitari. L'ultima ieri.
All'auditorium San Barnaba è atteso il ministro all'Integrazione Cécile Kyenge per una tavola rotonda sull'immigrazione. A cento metri, in piazzale Arnaldo, Fratelli d'Italia, Lega Nord, i giovani di Forza Italia e Forza Nuova (che dopo ha preso le distanze dai colleghi) hanno convocato un presidio, regolarmente autorizzato, per dire che «Brescia ha già dato». Presenti l'assessore al Territorio, Urbanistica e Difesa del suolo della Lombardia e dirigente di Fratelli d'Italia Viviana Beccalossi, il consigliere regionale della Lega Fabio Rolfi e il parlamentare del Carroccio Stefano Borghesi. Verso mezzogiorno una ventina di loro, con Beccalossi e Rolfi in testa, si avvicinano all'auditorium dove all'esterno si tiene una manifestazione di una cinquantina di immigrati dell'associazione «Diritti per Tutti» che esprimono «solidarietà per gli intollerabili attacchi razzisti che i fascisti e i leghisti rivolgono alla Kyenge». Spunta uno striscione del centrodestra: «L'italianità è storia e tradizione. No allo ius soli». Si accende la miccia. Partono le offese: «Bastardi!», «Clandestini!», da un lato, e «Andate a casa!» dall'altro, quelle pubblicabili. Preso di mira dagli immigrati il prefetto Narcisa Brassesco Pace: «Faccia qualcosa o Brescia tra qualche anno sarà una bomba che esploderà». Il «caso Brescia» è da anni incandescente, con un milione e 700mila abitanti (fra città e provincia) e 200mila immigrati.
Prima che la situazione degeneri l'assessore Beccalossi e gli altri manifestanti del centrodestra vengono presi sotto braccio dagli agenti in tenuta antisommossa e allontanatati. «Ci siamo semplicemente avvicinati - racconta Beccalossi al Giornale - senza megafoni né bandiere. Nessun intento provocatorio. Abbiamo anche noi diritto a stare sul marciapiede o no? La polizia ha fatto il suo dovere ma sulla gestione dell'ordine pubblico in questa città nutro qualche perplessità. Comunque, come si dice a Brescia, ho fatto “le gaetane” e sono andata via». «Grazie al buon senso dell'assessore Beccalossi si è evitato che la situazione degenerasse», ha commentato soddisfatto Ignazio La Russa, presidente di Fratelli d'Italia.
L'assessore regionale insiste: «Vengono adottati due pesi e due misure, sembra che chi fa come gli pare venga più tutelato degli altri. Tanto rumore per nulla, noi non volevamo creare problemi». L'astio nei confronti della «ministra che fa colore», come dice Beccalossi, deriva da un paio di incontri che il ministro ha disdetto a Brescia: «Va solo se viene invitata dalla sinistra». «Io rappresento un'istituzione. Quindi quando si vuole parlare con un'istituzione si va dall'istituzione», risponde stizzita il ministro. «È lei che ci snobba, ha la puzza sotto il naso e si fa paladina del razzismo al contrario».

Immediata la difesa d'ufficio del coordinatore del Pd regionale alla Kyenge.
Su Facebook la Beccalossi, accanto all'invito a partecipare al presidio, posta l'immagine di un passaporto italiano, con tanto di fascia tricolore, con sopra la scritta: «Saldi! saldi! saldi!».

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