
Attacchi informatici, utilizzo improprio dei dati, minacce nascoste tra gli algoritmi e i servizi delle nuove piattaforme online: nel mondo virtuale il pericolo è reale. E a volte basta un clic per cadere nell'invisibile trappola. Agostino Ghiglia, componente del Garante per la protezione dei dati personali, si occupa ogni giorno di questa materia e ha uno sguardo d'insieme molto preciso rispetto ai pericoli a cui i cittadini-utenti sono esposti. Uno tra tutti, quello legato al trattamento dei dati da parte dei nuovi colossi cinesi dell'intelligenza articificiale.
Le recenti notizie di cyberattacchi hanno riportato all'attenzione il tema della tutela dei dati. Su quali fronti d'intervento sta lavorando il Garante?
"La nostra specifica competenza è sulla protezione dei dati personali, qualsiasi trattamento indebito è dunque posto alla nostra attenzione e apriamo le relative istruttorie per verificare se i sistemi di protezione dati fossero sufficienti. Abbiamo anche poteri ispettivi, qualora le risposte fossero improprie o non complete. In questo momento, poi, abbiamo una particolare attezione sulle possibili minacce provenienti dalla Cina. Tutto questo avviene in maniera trasverale, perché il nostro campo d'azione spazia dalla cybersecurity, al bullismo online, dal revenge porn ai data bridge, passando per la videosorveglianza."
Quanto conta, in questi casi, la rapidità d'intervento?
"Moltissimo. Sul revenge porn abbiamo purtroppo decine di casi ogni settimana, che blocchiamo in poche ore dalla segnalazione e dalla successiva valutazione, rendendo non fruibili i contenuti. Sul cyberbullismo ci si può rivolgere direttamente al Garante tramite dei form, o attraverso la polizia postale, affinché si intervenga rapidamente e si indaghi per reprimere questi fenonemi."
Il Garante ha bloccato DeepSeek, una piattaforme cinese di intelligenza artificiale, e aperto un'istruttoria. Per quale motivo?
"Abbiamo ravvisato minacce concrete. DeepSeek viola una serie di articoli del regolamento europeo sull'intelligenza artificiale, che ha valore di costituzione, perché non specificano con quali finalità raccolgono i dati, dove verranno conservati, come vengono allenati gli algoritmi e non hanno sufficienti meccanismi di verifica anagrafica, per cui chiunque può accedervi, anche minori che sono così esposti a contenuti inadeguati. Noi ci siamo limitati a riaffermare che ci sono delle leggi europee e italiane che vanno rispettate da tutti. Nel caso della Cina e di alcune sue piattaforme il problema è doppio: innanzitutto le notifiche dei provvedimenti sono più difficoltose rispetto a quanto avviene con i Paesi Ue o con gli Usa, perché spesso non ci sono referenti chiari e il dialogo è molto più complicato. Il Garante dovrebbe quindi avere più poteri per chiedere agli internet provider di bloccare certe piattaforme, perché diversamente la lotta è impari. Il numero di queste app o chatbot è peraltro sempre crescente: stanno invadendo il mercato e questo è un motivo di preoccupazione sul quale lanciamo un allarme anche alle altre istituzioni."
Regolamentare l'AI è doveroso, ma non rischiamo di rimanere imprigionati dalla burocrazia mentri altri Paesi avanzano senza troppe regole?
"Dobbiamo partire da un presupposto: noi abbiamo delle leggi in materia, come appunto l'AI Act recentemente approvato, che vanno rispettate. Rischiamo di avere una minore competitività rispetto a chi non ha regole come Cina o Stati Uniti? Sì, però noi europei e noi italiani abbiamo l'onere di fare un bilanciamento tra il progresso e i diritti fondamentali delle persone, primo fra tutti la protezione dei dati personali, perché nell'era digitale noi siamo delle persone-dato, la nostra fisicità e la nostra vita privata sono sempre più in rete, quindi abbiamo il dovere di tutelare questa sfera. L'obiettivo è quello di promuovere un progresso che sia anche etico e rispettoso dei diritti fondamentali degli esseri umani."
I singoli cittadini cosa possono fare?
"Il primo aspetto fondamentale è valorizzare è l'educazione civica digitale, che a mio avviso dovrebbe essere materia d'insegnamento scolastico obbligatorio. Sarebbero opportune delle campagne di sensibilizzazione di massa, perviste peraltro dal regolamento europeo per l'intelligenza artificiale, perché viviamo in un mondo nuovo e dobbiamo conoscerne le regole e il funzionamento. I cittadini-utenti vivono sempre più in rete, quindi devono capire che i dati da loro immessi con molta facilità, magari attraverso l'accettazione dei cookies, vanno poi a finire in un mondo enorme. Le ricadute di tutto ciò sono numerose, a partire ad esempio dal telemarketing indesiderato, ma anche dai più gravi furti d'identità e dei nostri dati per attività illegali. Quindi dobbiamo prenderci cura dei nostri dati come facciamo con il nostro fisico.
Come? Stando magari più attenti prima di accettare i cookies, rifiutandoli se non è proprio necessario, evitando di scaricare alcune app se non è proprio necessario e andando a leggere i termini d'uso. Bastano pochi secondi, che possono fare la differenza in quest'epoca in cui l'immediatezza ci spinge a leggere sempre con poca attenzione."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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