Italiani, popolo di euroscettici

Il 59% ha poca o pochissima fiducia nell’Unione Europea. Dal 2010 è scesa di 17 punti percentuali. Negli ultimi 7 anni dal 64 al 38%. I più severi gli elettori del Pdl e del M5S

Italiani, popolo di euroscettici

Non sarà un divorzio conclamato e insanabile ma certo assomiglia molto a una separazione. C’era una volta un popolo di europeisti convinti, una nazione di innamorati della bandiera con le dodici stelle dorate in campo blu, pronta a commuoversi all’ascolto dell’Inno alla Gioia e dell’ultimo movimento della Nona Sinfonia di Beethoven. Un sentimento guidato dall’incoscienza, legato forse non tanto a saldi principi ideali e culturali ma probabilmente alla speranza che le istituzioni comunitarie sapessero fare meglio dei nostri governi e l’euro si rivelasse un salvagente per l’economia.

Oggi quel quadro si è ribaltato e il credito offerto dagli italiani verso le istituzioni comunitarie si è ristretto quanto quello messo a disposizione dalle banche alle nostre imprese. I numeri sono eloquenti. Il 59% degli italiani ha poca o pochissima fiducia nell’Unione Europea. Dal 2010 la fiducia nell’Ue è scesa di ben 17 punti percentuali. Negli ultimi 7 anni, addirittura, è scesa dal 64 al 38%: in pratica un dimezzamento. E’ questo il verdetto emesso dall’indagine Ispo, «Italia e Ue, un rapporto che cambia» presentato oggi presso la rappresentanza italiana della Commissione europea dal professor Renato Mannheimer, presidente dell’istituo, dal vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani e da Lucio Battistotti, direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea.

Il rapporto scandagli anche gli umori diffusi nei partiti politici. E rivela anche che la massima sfiducia verso Bruxelles alberga tra gli elettori del Pdl e del M5S. I più euroentusiasti sono, invece, nell’ordine i sostenitori dell’Udc, di Sel, dell’Idv e del Pd. Interessante anche la classifica della fiducia degli italiani verso le istituzioni. Al primo posto, nonostante le recenti campagne di stampa negative, resistono saldamente polizia e carabinieri. Al secondo posto si attesta il presidente della Repubblica. Al terzo posto la Chiesa. Queste sono le uniche istituzioni che raccolgono consensi superiori al 50%. A seguire: la magistratura; l’Unione Europea; i sindacati; il governo e il parlamento, uniti nella sfiducia. Ultimi e staccati i partiti politici.

La mappatura della fiducia degli italiani nei confronti dell’Unione Europea è ai livelli più alti nella fascia d’età tra i 18 e i 24 anni, tra i cittadini del Nord-Ovest, tra chi ha un titolo di studio elevato e tra gli impiegati e gli insegnanti. Molto bassa, invece, nella fascia di età sopra i 55 anni, nel Sud e nelle isole e tra i pensionati. Per quanto riguarda il sentimento di appartenenza, quattro italiani su dice dichiarano di sentirsi molto cittadini europei. Una quota inferiore a quella del senso di appartenenza verso l’Italia (5,6 su dieci) e verso le istituzioni locali (Comune, Provincia, regione). Nell’immaginario diffuso, gli italiani associano l’Unione Europea da un lato all’euro, e dall’altro alla possibilità di spostarsi liberamente per lavoro, studio e svago. Ma tra le risposte c’è anche chi lega l’idea europea alla democrazia e alla possibilità di avere un ruolo più importante nel mondo. Dall’Ue gli italiani si aspettano soprattutto interventi riguardanti l’occupazione e la protezione economica.

Infine sei cittadini su dieci ritengono che l’euro abbia portato più svantaggi che vantaggi ma non vorrebbero comunque tornare indietro perché temono un disastro per la nostra economia. Gli italiani, insomma, da popolo di euroentusiasti si sono trasformati in un popolo di europrigionieri.

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