Job act di Renzi bocciato, giovani turchi all'attacco: "Ricetta insufficiente"

Frattura nel Pd. Orfini e compagni bocciano le misure del governo Letta per rilanciare la crescita: "Taglio del cuneo fiscale irrisorio". E criticano il piano del neo segretario per riformare il mercato del lavoro: "La maggior flessibilità non è tra le priorità"

Job act di Renzi bocciato, giovani turchi all'attacco: "Ricetta insufficiente"

Nel Pd la ferita è già aperta. I giovani turchi alzano la voce e mettono Matteo Renzi con le spalle al muro. A finire sulla graticola è il job act del neo segretario piddì. Le misure ipotezzate dallo staff del sindaco per riformare il mercato del lavoro non piacciono affatto a Matteo Orfini, Fausto Raciti, Chiara Gribaudo e Valentina Paris che, in un intervento su Leftwing, puntualizzano che per scacciare l’incubo occupazionale non bastano le ricette messe in campo dal governo Letta con l’ultima legge di Stabilità né, tantomeno, le ricette del job act. "La necessità, richiamata dal segretario del Pd, di un piano per il lavoro che contrasti precarietà e disoccupazione è largamente condivisa e tuttavia »sia le ricette che dovrebbero comporre il cosiddetto job act, sia le misure varate dal governo con l’ultima legge di stabilità, destano diverse perplessità - spiegano - le une come le altre spiegano le ragioni della drammatica e apparentemente irreversibile crisi occupazionale con l’eccessiva tassazione su lavoro e imprese da un lato, dall’altro con la presunta complessità o rigidità del mercato del lavoro".

Se della legge di Stabilità viene criticato il taglio del cuneo fiscale, del job act di Renzi non piacciono le modifiche alle regole del lavoro. Per Orfini e compagni, infatti, non sono le "soluzioni a buona parte dei nostri problemi e in nessuno dei due casi la dinamica occupazionale registrerà lo choc positivo auspicato". Pur trattandosi di provvedimenti utili, per i Giovani Turchi non rappresentano la priorità. Per quanto riguarda il bluff del taglio del cuneo fiscale, tanto sventolato da Letta in conferenza stampa, i lavoratori si dovranno accontentare (nei casi migliori) di una mancia di 13 euro al mese. Un intervento che, a causa della scarsità delle risorse impegnate, non avrà l’effetto sperato nemmeno sul ciclo dei consumi. "Chi si ritroverà qualche euro in più in busta paga, verosimilmente, più che spenderlo lo metterà a risparmio - spiegano i Giovani turchi - la riduzione minima prevista dal governo rischia di essere un grave spreco, motivato più dall’esigenza propagandistica di rivendicare il segno meno sulla tassazione che da una concreta attenzione all’economia reale".

Anche l’idea che sembra ispirare il job act di Renzi, secondo cui sarebbe sufficiente agire sulle regole del mercato del lavoro e sulla formazione per creare occupazione e ridurre il gap occupazionale fra giovani e adulti, i Giovani Turchi si dimostrano restii considerando la misura "del tutto priva di riscontri fattuali". "Alla lunga - fanno notare - la maggior flessibilità alla lunga non ha prodotto maggiore occupazione e lo svantaggio relativo dei giovani rispetto agli adulti in termini di tasso di disoccupazione, invece di diminuire, è addirittura aumentato". Sulla stessa linea anche secondo il ministro del Lavoro Enrico Giovannini secondo il quale il piano per l’occupazione di Renzi rischia di creare divisioni in parlamento. D'altra parte, in passato la proposta di sospendere per tre anni l’articolo 18 per i neoassunti era stata bocciata. "Abbiamo bisogno di strumenti che aiutino sia le imprese che vogliono investire sul lungo termine sia imprese che ancora, in questa fragile ripresa, sono incerte sul da farsi - ha spiegato il ministro - c’è un po' di confusione e speriamo che a gennaio queste proposte diventino molto più concrete".

Dalla segreteria del Pd non si è fatta tardare la replica. È toccato al portavoce Lorenzo Guerini che, in una nota, si è detto "stupito" dalla "critica preventiva" mossa contro Renzi.

"Suggeriamo ai Giovani Turchi di aspettare la presentazione del job act prima di avanzare critiche e suggerimenti e di non basarsi su anticipazioni giornalistiche parziali e da verificare", ha commentato Guerini nassicurando che il documento verrà presentato a breve. "A quel punto - ha concludo il portavoce piddì - saremo pronti a confrontarci con chi lo vorrà".

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