Lascia il Tir sui binari, un morto e 18 feriti

BrindisiIl tir è ridotto a una specie di serpentone metallico di traverso sui binari, grappoli di rottami sono sparpagliati tutt'attorno e poco più in là c'è l'abitacolo di guida coperto a malapena dai brandelli di un telone bianco; la motrice del treno invece non esiste più: è completamente accartocciata, un groviglio di lamiere che annunciano il disastro mentre il resto del convoglio sembra quasi integro anche se è spostato leggermente di lato.
Così, poco dopo la tragedia, le campagne della provincia di Brindisi riflettono una mattinata di terrore e morte che ha innescato dolore e rabbia e polemiche: qui, in un assolato fazzoletto di terra, l'Eurostar Frecciargento 9351 partito da Roma e diretto a Lecce ha travolto un autocarro che aveva oltrepassato le barriere del passaggio a livello rimanendo intrappolato. Il macchinista è morto, diciotto passeggeri sono rimasti feriti. Non sono gravi. L'autotrasportatore, un cittadino romeno di 26 anni, Ionut Cociabab, era sceso e si era allontanato prima dell'impatto; la polizia, giunta sul posto, lo ha individuato e lo ha subito portato via: per interrogarlo e per strapparlo a un possibile linciaggio. Poco dopo l'uomo è stato arrestato: è accusato di disastro ferroviario e omicidio colposo.
L'incidete è accaduto a ridosso di un passaggio a livello tra Pozzo Faceto e Torre Canne, poco distante da Cisternino, provincia di Brindisi, piccolo centro della Valle d'Itria, un paesaggio incantato: case bianche e trulli che spuntano all'improvviso tra le distese di ulivi, uno dei più bei borghi d'Italia. Erano passate da poco le 13,30 quando il treno, partito mezz'ora prima dalla stazione di Bari, si è trovato dinanzi il tir. Secondo una prima ricostruzione della polizia ferroviaria, le sbarre del passaggio a livello della provinciale sette si stavano chiudendo, ma il conducente dell'autocarro è passato ugualmente trovandosi poi bloccato sui binari. Una questione di istanti: sono trascorsi venti secondi, poi è arrivato il treno.
Lo scontro, il boato, le urla e le invocazioni di aiuto, la gente che in lacrime premeva contro i finestrini bloccati e cercava di scendere dai vagoni: quel fazzoletto della provincia di Brindisi martellato da un torrido sole di fine settembre è stato invaso dal terrore. Per il macchinista non c'è stato nulla da fare, ha tentato di frenare, ma non è riuscito a evitare lo scontro ed è morto sul colpo: si chiamava Giuseppe Campanella, aveva 50 anni, era di Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari. Il treno è deragliato, ma non si è inclinato.
I 130 passeggeri sono stati subito soccorsi: sono intervenute pattuglie della polizia, è cominciato il trasporto verso gli ospedali più vicini: a Fasano, Ostuni, Brindisi; gli altri invece sono stati assistiti sul posto, laggiù, dove è stato allestito un ospedale da campo: non sono gravi, hanno riportato ferite e contusioni, ma i volti riflettono lo choc e la paura. «Ho sentito un boato, poi il rumore di vetri infranti, pannelli che crollavano, sembrava che venisse giù tutto», racconta Carlo, di Roma, uno dei passeggeri. Fabio invece è di Poggiardo, piccolo centro della provincia di Lecce. È con sua moglie, proprio ieri iniziava un periodo di vacanza. «Non ci siamo accorti di quanto stava per accadere, non abbiamo visto nulla: poi all'improvviso c'è stato quel forte rumore», spiega.
La procura di Brindisi ha aperto un'inchiesta. E le indagini sono approdate a una svolta con l'arresto dell'autotrasportatore. «A prima vista - spiega il procuratore, Marco Dinapoli - direi che si è trattato di una grave imprudenza dell'autista del tir perché, e lo abbiamo verificato, i sistemi di allarme funzionano bene».

Il magistrato non usa mezzi termini: «Ciò che colpisce - dichiara - è che il conducente dell'autoarticolato si è preoccupato più di mettere in salvo se stesso che di proteggere i passeggeri del treno in corsa: sarebbe bastato - prosegue - forzare una delle due sbarre del passaggio a livello per azionare un meccanismo automatico di allerta che avrebbe fermato la corsa del treno».

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