L'autogol della finta sobrietà: il 2 giugno che sfregia i militari

I Lince restano in garage e le Frecce Tricolori negli hangar per compiacere chi non ama le Forze Armate. Le eccellenze vanno esibite, non nascoste

L'autogol della finta sobrietà: il 2 giugno che sfregia i militari

La chiamano sobrietà, ma sembra un harakiri messo in scena nell'antica maestosità dei Fori Imperiali. Lo sfarzo del passato a far da mesto contrappunto a un'Italia decisa a tarparsi le ali. Lo capisci sin dall'inizio quando dall'infilata del Colosseo vedi sbucare le venti bandiere delle regioni italiane montate su altrettanti mezzi. E in coda su un ulteriore veicolo persino lo stendardo dell'Unione delle Provincie italiane, ovvero di quelle istituzioni amministrative considerate la piaga di un Italia in malora. Il contrasto è da infarto. Mentre quei 21 mezzi esibiscono rappresentanti dell'Alto Adige, della Sicilia e della Toscana arrivati sicuramente non a costo zero i Lince, ovvero i blindati che salvano la vita dei nostri soldati impegnati in Afghanistan, vengono tenuti accuratamente nascosti. Quei mezzi realizzati dall'Iveco grazie alle specifiche delle nostre forze speciali sono attualmente uno dei migliori blindati leggeri presenti sullo scenario internazionale. E le commesse incassate grazie all'interesse di paesi come Gran Bretagna, Russia e Turchia lo hanno trasformato in uno dei migliori investimenti realizzati dalle nostre Forze Armate. Esibirli davanti agli addetti militari presenti alla parata del 2 giugno più che una spesa sarebbe un investimento. Invece si preferisce tenerli negli hangar, lontani dagli occhi italiani.

Ma la contraddizione più dolorosa di questa parata nel segno dell'austerità è lo striminzito spazio dedicato ai reparti che da anni si avvicendano sui più turbolenti scenari internazionali. Reparti che solo in Afghanistan hanno sacrificato 52 vite. Il loro comportamento, la loro capacità di misurarsi con le popolazioni locali e saper fronte alle minacce vengono definiti «fantastici» dai comandanti della missione Nato. Ma in patria delle loro fantastiche qualità non sappiamo cosa farcene. Fedeli alle raccomandazioni del risparmio, ma anche agli scrupoli di chi a continua a considerare divise armi e bandiere alla stregua del fumo negli occhi, li diluiamo tra pompieri, secondini, crocerossine e corpi forestali. Anche quest'ultimi hanno la loro dignità, ma se sui Fori Imperiali deve marciare il meglio della nostra Repubblica sarebbe auspicabile garantire maggior presenza ai corpi che più di altri contribuiscono al prestigio del paese. Primi fra tutti quei fanti di Marina del Battaglione San Marco sfilati ieri senza che nessuno nemmeno ricordasse Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, i loro due compagni prigionieri degli indiani da oltre un anno. E mentre il ministro della difesa Mario Mauro ricorda giustamente il sacrificio del brigadiere dei carabinieri Giuseppe Giangrande vien da chiedersi perché questa rivista austera non riservi uno spazio ai soldati feriti nelle missioni di pace.

Sui Fori Imperiali c'erano ieri gli anziani delle associazioni d'arma arrivati a Roma a spese del contribuente. Svolgono sicuramente un compito meritorio nell'ambito del ricordo, ma al posto loro preferiremmo vedere chi porta sulla pelle cicatrici che non rimargineranno mai e sono l'esempio vivente dei rischi a cui vanno incontro i nostri soldati. Portarli tra la folla oltre a essere un doveroso tributo al loro sacrificio servirebbe a far capire - meglio di tanti vaniloqui pacifisti - quant'orrenda e dolorosa sia la guerra. Ma i sentimenti in tempi di austerità non vanno di moda. E così al risparmio netto di 200 o 300mila euro si è tolta agli italiani anche la gioia di veder la Pattuglia Acrobatica disegnare il tricolore nel cielo.

A ricordarlo sventolando un cappellino con le insegne delle Frecce sotto il naso del capo dello Stato Giorgio

Napolitano ci ha pensato l'ex ministro della Difesa Ignazio la Russa. Ma a rammentarci che son tempi grami, son arrivate alla fine persino le divise dei vigili urbani di Roma. Non sono molto marziali, ma vengono via a poco.

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