Lavitola ai magistrati: «I soldi da Berlusconi? Debito di riconoscenza»

Lavitola ai magistrati: «I soldi da Berlusconi? Debito di riconoscenza»

Talvolta leggendo i verbali delle inchieste di Napoli vien da pensare che siano congegnati anche per dare un titolo ai giornali. Non si spiega altrimenti perché nelle 122 pagine del primo interrogatorio italiano di Valter Lavitola i pm insistono tanto su dettagli gossippari, investigativamente superflui, come quando chiedono all’indagato della «vita gaudente» di Berlusconi e del vagone di un «treno dei desideri» dove il Cav regalò un complimento a una bella donna. O di come, quando e perché conobbe l’ex premier, facendo parlare Lavitola dal ’94 ai giorni nostri. Nel merito delle accuse l’ex editore de l’Avanti respinge ogni accusa. Spiega che a lui converrebbe anche dire quel che i pm vorrebbero sentirsi dire, aggiunge che essendo incensurato, per salvarsi, potrebbe dire il falso e scaricare sui panamensi, che così facendo potrebbe trovare un accordo e un vantaggio processuale. Ma se non lo fa è perché le accuse, a suo avviso, sono campate in aria. E non perché, come gli ricorda velenosamente un pm, «lei», Lavitola, «ha ancora un figlio a Panama».

L’arresto e i big del Psi. Nel verbale Lavitola confessa di aver «esagerato con l’esposizione mediatica» e ammette che immaginava che i pm di Napoli lo avrebbero arrestato per i contributi all’Avanti, «che abbiamo fatto rinascere a fatica» e sul quale «hanno scritto tanti ex socialisti, iper-importanti, che poi hanno sparlato contro, mi riservo di fare i nomi». Quanto alla sorella che parla di contratti e Berlusconi, dice: «Volevo chiedergli pubblicità, speravo così di evitare la chiusura dell’Avanti».

Ricatti e gamberetti.
I 5 milioni e Berlusconi di cui parla la sorella di Lavitola, erano dunque prestito e non ricatto. Perché «se io avessi avuto la possibilità di ricattare Berlusconi (…) lo avrei fatto per avere un incarico politico» dopo il flop dei 54mila voti alle europee avendo «Martusciello e Fitto contro». I soldi non gli interessano. Perché 5 milioni, Valter dice di guadagnarli in meno di un anno pescando i «gamberetti». E il casino sui giornali? «A me i 5 milioni di Berlusconi mi servivano per questo, siccome io partivo dall’Argentina per venire in Italia e andare in cella (…) e non so quanto tempo ci sarei restato».

Il debito di riconoscenza.
Ma perché Berlusconi avrebbe dovuto pagare? «Numero uno, fino a ieri io ho fatto 7 mesi di latitanza per avere dato soldi a Tarantini per conto suo (…) per una presunta falsa testimonianza resa da Tarantini» quando «io nel 2009 non solo non conoscevo Tarantini, ma non era neanche indagato (…) io gli ho dato oltre un milione a fondo perduto, a titolo di prestito, siccome Berlusconi sa benissimo che se io dico prestito è prestito, me li avrebbe potuti restituire». Anzi. Valter si «sarebbe aspettato che Berlusconi si fosse fatto vivo lui» per dirgli «Che cavolo vuoi?». «È dovuto a un debito di riconoscenza amplificato dal fatto che se lui dà 120mila euro a Longhettina, come si chiama lei, e quindi gliene ha dati 30 volte tanto a Black, e ha dato 1 milione a Tarantini che li usa per il ristorante e che io, altro che estorsione (...) a me Berlusconi, solo per fare da badante a quei due disgraziati, a parte il vantaggio delle interlocuzioni piacevoli con (la moglie di Tarantini, Nicla ndr). Ma a me solo, voglio dire, tener a bada a quei due, guardi ma erano cose da pazzi...».

Letta e Ghedini contro.
La militanza politica e il giornalismo gli avevano permesso di ritagliarsi con l’ex premier un ruolo di «consigliere politico alla faccia (speriamo che questo esca sui giornali) di Letta e Ghedini» che «dovevano avere l’esclusiva del rapporto». Lavitola fa l’offeso quando ricorda che «in decine di occasioni» Berlusconi gli avrebbe promesso di farlo diventare deputato, sottosegretario», di «fare il consigliere, di andare alla Rai». Nulla è avvenuto.

I soldi (inesistenti) a Craxi. Lavitola smentisce il pentito Velocci sui soldi del Cav che lui avrebbe portato a Craxi: «Una fesseria. Craxi buonanima e Berlusconi avevano rapporti familiari, si figuri se avevano bisogno di me»

Mazzette, vacanze e pappagalli. L’indagato smentisce anche che un solo dollaro sia finito, a mo’ di tangente, a Panama. Ammette d’aver chiesto denari all’imprenditore Capriotti interessato a costruire 4 carceri, ma nega che servissero per corrompere Martinelli. «Chiesi 20 milioni, poi scesi a 11, come provvigione per l’affare date le mie entrature nel governo». E i soldi al ministro? «Ma che vado a dare 16mila euro per un affare da 200 milioni? Era per un prestito che mi aveva fatto». Lavitola non voleva rimetterci come con Finmeccanica dove «potevo guadagnare 7,8,10 milioni e sono rimasto come un pappagallo».

Il senatore indebitato. «I problemi di De Gregorio sono stati sostanzialmente… è stato uno: l’usura (…) De Gregorio è finito certo al cento per cento sotto usura decine di volte». Come Tarantini fa la stessa vita, spende il triplo di quanto guadagna.

Orsi e l’elicottero «umano». Nelle trattative per la cessione di 6 elicotteri Agusta al governo di Panama, Lavitola parla dell’Ad Orsi di Finmeccania. Riferisce che il manager doveva intervenire per risolvere i ritardi nella consegna della flotta su richiesta di Paolo Pozzessere, ex di Finmeccanica. «Nei sei elicotteri di Agusta ne era previsto uno per l’allestimento vip per il Presidente (...

) quello con la pelle umana», ovvero il velivolo con interni di Hermes. «Nessuna mazzetta, non era per il presidente che è miliardario e ne ha già due suoi elicotteri, era per lo Stato di Panama».
ha collaborato Simone Di Meo

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