Lavitola: chiesi 5 mln al Cav Un debito di riconoscenza

Valter Lavitola risponde alle domande dei magistrati in carcere: nessun ricatto, era solo un debito di riconoscenza

Lavitola: chiesi 5 mln al Cav Un debito di riconoscenza

Lavitola a ruota libera smentisce, ancora una volta, l'ipotesi del ricatto a Silvio Berlusconi. I cinque milioni di euro chiesti a Berlusconi? L'ex premier aveva "un debito di riconoscenza" nei suoi confronti, ha risposto così Valter Lavitola ai magistrati che lo hanno interrogato in carcere. "Numero uno - ha spiegato Lavitola - fino a ieri ho fatto sette mesi di latitanza per avere dato i soldi a Tarantini per conto suo e... come ha detto il pm Drago, per una presunta falsa testimonianza resa da Tarantini". "Quindi io mi sono fatta la latitanza, a me è stato chiuso il giornale, se non fosse stata quella roba di Tarantini". Poi chiede il pm: "Quindi era legato a un debito di riconoscenza, non al fatto che lei conosce dei segreti di Berlusconi, è così, ho capito bene?" "È evidente che è così", risponde Lavitola.

"È dovuto a un atto di riconoscenza - ha poi aggiunto Lavitola, che ha negato di aver mai ricattato l'ex premier - per essere precisi, è dovuto a un debito di riconoscenza amplificato dal fatto che se lui dà centoventimila euro a Longhettina, come si chiama lei, e quindi gliene ha dati trenta volte tanto a Black, e ha dato un milione e dispari a Tarantini che li usa per andare al ristorante e che io, altro che estorsione, come credo lei avrà letto delle estorsioni, a me Berlusconi, solo per fare da badante a quei due disgraziati, a parte il vantaggio avuto dalle interlocuzioni piacevoli con... Insomma che sono state parzialmente compensate, ma a me soltanto, voglio dire, tenere a bada a quei due, guardi ma erano cose da pazzi..."

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