Lavitola, inchiesta nel caos: giallo dell'omicidio fantasma

Sfiorato lo scontro diplomatico per una spy story con un fotografo di Corona: l’uomo dato per morto a Panama è vivo

Lavitola, inchiesta nel caos: giallo dell'omicidio fantasma

James Valter Bond e la scomparsa del fotografo ficcanaso. Nella pirotecnica e poco segreta latitanza panamense di Lavitola (sesso&soldi) mancava il capitolo sul sangue (finto). A scriverlo ci pensa proprio l’ex editore dell’Avanti nell’interrogatorio-fiume davanti al gip di Napoli, Dario Gallo. La spy storia è quella di Alan Fiordelmondo, fotografo della scuderia di Fabrizio Corona che, nel novembre 2011, sparisce senza lasciare traccia dopo un incontro con il latitante Lavitola a Panama, salvo poi ricomparire – sano e salvo – qualche giorno dopo sulla scaletta dell’aereo di ritorno dal paese centroamericano. A scatenare il finimondo era stato l’ormai ex fidanzato di Belen, Corona, che ne aveva denunciato la scomparsa parlando del suo collaboratore «molto turbato» dall’incontro con il giornalista-latitante.
Lavitola (anche se non è che c’entrasse molto con l’interrogatorio) impiega pagine e pagine a spiegare la vicenda, partendo da quando il «fotografo di Corona mi raggiunge al telefono dicendomi che era amico di un amico mio e che mi voleva fare un servizio fotografico». Sulle prime, però, Valter è titubante. Teme una trappola. Si convince solo quando si accordano sul prezzo del servizio (10mila dollari) e su come verranno fatti gli scatti. «Lui mi dice: “Io il servizio fotografico te lo faccio di nascosto, faccio vedere che tu stai lavorando sulla barca, sui pescherecci”» così da far terminare, soprattutto in Italia, la diceria della «latitanza dorata».
L’imprevisto, però, è dietro l’angolo. «Allora lo incontro a questo fesso» e, insieme, si preparano per il servizio. A un certo punto, però, l’ex giornalista sente puzza di bruciato. «Io salgo in macchina, lui anziché salire davanti, sale indietro». Lavitola sospetta qualcosa: «Facevo il latitante non è che facevo il turista. Sono andato a vedere chi ci stava in questa macchina, ho aperto la porta e mi sono reso conto che avanti c’era l’autista, però forse con un fare un po’... insomma, non lo so, rude». È la scintilla. I due litigano. Fiordelmondo dice di avere foto di Valter con moglie e figlio all’aeroporto, ma che non può mostrargliele. Lavitola va su di giri. E gli dice: «Senti, allora facciamo una cosa, tutto quello che ci siamo detti scordatelo, io non faccio più nessun servizio fotografico, fammi vedere queste foto e comunque ti dico una cosa, io il pelo sullo stomaco da qua a Miami non ce l’ho, ma un centimetro ce l’ho». Lavitola e Fiordelmondo si separano. Poi «mi chiama mia sorella dopo poche ore e mi dice: “Che hai combinato? È sparito un fotografo” (...) Corona aveva fatto la denuncia che questo qui, dopo essersi incontrato con me, era sparito». Il fotografo, racconta Lavitola, si era invece rifugiato «nell’ambasciata italiana» e aveva riferito all’ambasciatore che «aveva lasciato precipitosamente l’albergo, aveva buttato cellulari, cip…» terrorizzato dal fatto che «io potevo uccidere».
La scena sembra una candid camera. Lavitola racconta che il fotografo se ne sta rintanato tutta la notte «chissà dove» e il giorno dopo si fa «accompagnare dall’ambasciatore fino a dentro l’aereo». Valter, nel frattempo, se n’è ritornato a casa per allenarsi al carcere («anche se la casa era molto più bella di qua», ammette) quando il presidente di Panama, Ricardo Martinelli, allarmato dalle notizie che rimbalzavano dall’Italia (omicidio, lupara bianca...) «mi telefona incazzato con una iena, e mi inizia a dire un sacco di parolacce. Prima mi dice: “Ma tu che hai fatto, hai parlato con un giornalista? (...) Ti sei fatto un servizio fotografico?”» e poi passa a «deficiente, cretino, figlio...”». Al che la replica che si merita è una sola: «L’ho mandato pure io, sinceramente, molto cordialmente a quel paese». Martinelli non ha però tutti i torti a chiedere spiegazioni all’«ospite», perché in Italia, intanto, la situazione è diventata incandescente. «Corona aveva chiesto alla Farnesina di verificare».

E la «Farnesina ha convocato 1’ambasciatore di Panama per chiedere verifiche, l’ambasciatore di Panama ha chiamato Martinelli per vedere che cosa era successo, è andato a finire su tutti i giornali che io avevo ucciso il fotografo». Il «morto», però, ha smentito.
(ha collaborato Simone Di Meo)

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