Lavoro, l’ultimo miraggio: entro il 2016 salari uguali tra gli uomini e le donne

Passato un odg dell’Italia dei valori che impegna il governo E sugli esodati la Fornero ribatte: «Salvi 65mila lavoratori»

Lavoro, l’ultimo miraggio:  entro il 2016 salari uguali tra gli uomini e le donne

Il disegno di legge sulla riforma del mercato del lavoro va avanti con lentezza in Parlamento, ma i senatori trovano il tempo per approvare un ordine del giorno, presentato dall’Italia dei Valori, che impegna il governo a varare misure per garantire entro il 2016 l’effettiva parità di retribuzione fra uomini e donne che svolgono le stesse mansioni. L’ordine del giorno non può intervenire però sul vero nodo della questione: a parità di mansioni gli stipendi sono infatti praticamente uguali, ma le donne occupano posizioni inferiori a quelle dei colleghi maschi.

Secondo una recente ricerca della Bocconi, le donne italiane guadagnano fra il 22 e il 25% in meno degli uomini, ma se il confronto fra i due sessi riguarda le retribuzioni a parità di incarico, anzianità e azienda, il gap scende sotto il 3%. Francia, Spagna e Belgio fanno peggio di noi. Inoltre, l’ex ministro delle pari opportunità Mara Carfagna ricorda che la parità salariale uomo-donna è già obbligatoria per legge. Riconoscere stipendi diversi a lavoratori con medesime mansioni e ruolo, ma di sesso diverso, è reato punibile con sanzioni fino a 50mila euro, e persino con l’arresto. La commissione ha approvato anche il nuovo congedo parentale per i padri: un giorno di astensione obbligatoria dal lavoro, e due facoltativi, che se utilizzati provocheranno la diminuzione del congedo facoltativo della madre.

Alla commissione lavoro di palazzo Madama è stato anche approvato un emendamento al ddl lavoro che introduce una delega sulla partecipazione dei dipendenti alle scelte e agli utili d’impresa. Le forme di coinvolgimento dovranno essere attivate attraverso la stipula di contratti collettivi aziendali. Fra le ultime modifiche al disegno di legge, la soppressione della norma che avrebbe costretto i disoccupati a pagare i ticket sanitari. L’esenzione dal ticket è stata dunque confermata. Inoltre, per coprire in parte i costi del provvedimento, in commissione lavoro si è deciso di agire - tanto per cambiare - sul prelievo fiscale a carico delle case: la deducibilità ai fini Irpef dei redditi di locazione sarà più che dimezzata, scendendo dal 15% al 7% (a meno che il proprietario non abbia optato per il regime della cedolare secca). Approvato anche un emendamento sull’uso dei voucher lavoro in agricoltura, senza limiti per le aziende sotto i 7mila euro di fatturato.

E mentre il ddl lavoro faticosamente arriva nell’aula del Senato, il governo risolve parzialmente la difficile questione degli «esodati». Il ministro Elsa Fornero annuncia che ha inviato alla firma del premier Mario Monti il decreto che «salva» 65mila dipendenti che si sono dimessi volontariamente prima della riforma previdenziale, e che ora sono senza stipendio e senza pensione. Per questi 65mila varranno le vecchie regole di pensionamento, e così «una parte della partita è chiusa», afferma Fornero. Nel suo intervento alla relazione annuale della Covip, l’organismo di vigilanza sui fondi pensione, la Fornero ha invitato le casse previdenziali private ad adottare quanto prima il metodo contributivo, per garantire la loro sostenibilità nel tempo.

Nel 2011 la crisi ha colpito anche la previdenza complementare: il 20% degli iscritti ha sospeso il pagamento dei contributi ai fondi pensione. Si tratta per lo più di giovani che non riescono a risparmiare. Sempre nel 2011, a causa della crisi, i rendimenti dei fondi pensioni sono stati inferiori a quello del vecchio Tfr.

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