Al Congresso della Cgil a Rimini va in scena un discorso storico, dopo ventisette anni un presidente del Consiglio torna sul palco del sindacato. Giorgia Meloni è il primo premier di un governo di centrodestra ad aver accettato l'invito della Cgil e solo tre presidenti del Consiglio sono intervenuti nei diciotto congressi celebrati dalla Cgil nella sua storia: il primo è stato Giovanni Spadolini nel 1981, poi Bettino Craxi nel 1986 e Romano Prodi nel 1996.
Con questa scelta Giorgia Meloni dimostra di non temere il confronto anche di fronte a una platea non certo amica a differenza dei precedenti presidenti del Consiglio che si trovavano al cospetto di un pubblico senza dubbio più accondiscendete.
Già nella relazione del segretario generale Maurizio Landini, era emersa una linea contraria al governo bocciando di fatto senza appello i provvedimenti presi in questi mesi dall'esecutivo. La presenza di Giorgia Meloni testimonia perciò come la destra non si sia mai tirata indietro nel momento del confronto, anche a costo di contestazioni.
Come annunciato nei giorni scorsi, la premier è stata accolta dalle proteste del gruppo di minoranza interna alla Cgil che, già prima del suo discorso, aveva organizzato un presidio davanti all’ingresso del Palacongressi di Rimini con pupazzi di pezza e con Peppa Pig bene in evidenza, già simbolo della protesta Lgbt+ anti Meloni.
I contestatori hanno poi esposto uno striscione "Contro il cinismo, la cattiveria e il razzismo di un governo fascista. Portami dentro, lasciami lì quando Meloni parla. Esci!" e sottolineato le “radici del sindacato” metalmeccanici.
Quando Giorgia Meloni è salita sul palco, i delegati della minoranza si sono alzati abbandonando la sala e intonando Bella ciao, mentre la portavoce della minoranza Eliana Como ha indossato una maglietta modello Chiara Ferragni a Sanremo con scritto al posto di “Pensati libera", "Meloni pensati sgradita".
Appena il Presidente del Consiglio ha preso la parola, ha impartito una lezione di stile ai contestatori e, dopo aver ringraziato per l’invito Landini e la Cgil, ha aggiunto: "Ringrazio anche chi mi contesta, in alcuni casi anche con degli slogan che ho letto efficaci ‘pensati sgradita’. Uno slogan efficace anche se non sapevo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica". La Meloni ha poi precisato: "Non ho voluto rinunciare a questo appuntamento in segno di rispetto del sindacato. Mi sento fischiata da quando ho 16 anni. Potrei dire che sono Cavaliere al merito su questo". "Questo congresso è un esercizio di democrazia e partecipazione che non può lasciare indifferente chi ha responsabilità decisionali e chi come me sa quanto questi eventi tengano vive queste dinamiche", ha spiegato la Meloni.
Immancabile il riferimento al 17 marzo, Giornata dell’Unità nazionale: "Non mi sottraggo a un contesto sapendo che è un contesto difficile. Non mi spaventa. La ragione per cui ho deciso di essere qui è più profonda. Oggi si celebra la nascita della nostra nazione". "Con questa presenza, con questo confronto, questo dibattito, possiamo autenticamente celebrare l'unità nazionale", ha poi precisato la Meloni. "La contrapposizione è positiva, ha un ruolo educativo, l'unità è un'altra cosa, è un interesse superiore, è il comune destino che dà un senso alla contrapposizione. Il confronto è necessario e utile. Se questo è l'approccio ci sono ottime ragioni per confrontarci con la forza delle idee che ciascuno legittimamente rivendica".
Il suo discorso è poi entrato nel vivo toccando vari temi, dal lavoro al fisco, fino al reddito di cittadinanza che "ha fallito gli obiettivi per cui era nato perché a monte c'è un errore: mettere nello stesso calderone chi poteva
lavorare e chi non poteva lavorare, mettendo insieme politiche sociali e politiche attive del lavoro".Alla fine del suo discorso, l’impressione finale è che Giorgia Meloni esca vincitrice dal congresso della Cgil.
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