Lignano, il dna incastra l'assassina È la cubana del negozio vicino

UdineL'hanno presa per un capello. Un mese dopo il massacro compiuto insieme al fratellastro che però, per il momento, è riuscito a far perdere le proprie tracce. Il giallo di Lignano Sabbiadoro è risolto: ad ammazzare i coniugi Paolo Burgato, 67 anni, e Rosetta Sostero, 65, sono stati Lisandra Aguila Rico, 21 anni, la cubana che lavorava nella gelateria di fronte al negozio di casalinghi gestito dalle vittime, e Laborde Rico, 24 anni, detto Tyson per il suo fisico da boxeur. Dopo sei ore di interrogatorio in caserma, la giovane ha confessato. «Li abbiamo ammazzati perché ci hanno riconosciuti».
Già, nonostante fossero mascherati, non c'è voluto molto ai coniugi Burgato riconoscere quella gentile giovane cubana da cui tutti i pomeriggi prendevano il gelato. «Lisandra, proprio tu ci fai questo?». I fratelli hanno perso la testa. I soldi, a quel punto, non erano più l'obiettivo. L'obiettivo era non farsi scoprire. A costo di uccidere.
Il disegno criminale di questa tragedia viene concepito tra le vetrine di Lignano, mentre i turisti passeggiano la sera e i vari commercianti chiacchierano tra di loro. La cubana lavora a «Il re del gelato», il fratellastro alla vicina sala giochi e i coniugi Burgato gestiscono uno dei negozi più noti della località adriatica. Proprio questo particolare ha attirato le attenzioni dei due cubani. La madre di Lisandra è la compagna del titolare della gelateria e la giovane, forse, ascolta le chiacchiere che si fanno in famiglia. «Quei due hanno tanti soldi, prenderglieli è un gioco da ragazzi», pensa assieme al fratellastro.
«No, è impossibile, non ci crediamo - commentano i titolari della sala giochi dove lavorava il cubano - per noi era un bravo ragazzo». E quando, il giorno dopo il massacro compiuto nella villetta della coppia, ha raccontato loro che doveva tornare a Cuba per assistere la moglie incinta, non sono neanche stati sfiorati dal sospetto. E alla madre di Lisandra hanno portato un messaggio cordiale: «Digli che può tornare quando vuole, qui le porte sono aperte».
E Lisandra? La madre è sotto choc. Non avrebbe neanche lontanamente immaginato che la figlia fosse stata capace di costruire un simile piano criminale. Già, ma quale piano? Il procuratore capo di Udine, Antonio Biancardi, e il pubblico ministero, Claudia Danelon, stanno ricostruendo quello che è accaduto sulla base delle testimonianze della cubana. I due volevano rapinare la coppia perché sapevano, evidentemente, che in casa teneva grosse somme di denaro. Lisandra, che l'altra sera è stata fermata in un'abitazione a Pontecagnano (Salerno), ha dato la sua versione sul perché la rapina si sia trasformata in massacro.
Ieri, oltre alla cubana, i militari hanno interrogato altre cinque persone sospettate di averla aiutata ad allontanarsi da Lignano. Prima di portarla in caserma a Udine, i carabinieri le hanno fatto fare tappa a Parma per raccogliere un campione del Dna e confrontarlo con le tracce lasciate la notte del delitto.
Sarebbe bastato un capello, quello che già nei giorni successivi aveva indotto gli inquirenti a identificare in un uomo e una donna quali autori dell'omicidio, a chiudere il cerchio attorno alla cubana.
Ora, dopo un mese di dolore e di sospetti, cala il sipario. «Dobbiamo dire grazie ai carabinieri per il lavoro esemplare che hanno fatto - dice il sindaco, Luca Fanotto - ma per la nostra città è un altro risveglio tragico.

Ci sentiamo, se possibile, ancora più feriti e increduli di fronte al quadro sconcertante che sta emergendo». A completare il puzzle manca la cattura del fratellastro di Lisandra, che però potrebbe essere già a Cuba. E ottenere l'estradizione da L'Avana, più che complicato, pare impossibile.

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