L'Ue boccia Saccomanni: la manovra è da riscrivere

La Commissione europea demolisce la legge di Stabilità e congela i suoi aiuti all'Italia. Letta difende il ministro dell'Economia ma in caso di rimpasto ha deciso: deve lasciare

Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni
Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni

Roma - La Commissione europea boccia la legge di Stabilità. Il governo (Saccomanni e Letta) dicono che non si tratta di una bocciatura. Tanto non lo è che la Commissione Ue impedisce all'Italia di utilizzare 3 miliardi di spesa per investimenti, scontandoli dal deficit: doveva essere il beneficio diretto - così l'avevano definito Palazzo Chigi e ministero dell'Economia - per aver bloccato il disavanzo di quest'anno al 3%.
Invece, la Commissione congela lo sconto. La causa è l'andamento del debito, non in linea con le previsioni. Fabrizio Saccomanni prova ad ironizzare sulle valutazioni di Bruxelles sul debito: «Ci voleva Sherlock Holmes per scoprire che non era in linea». E spiega che il disallineamento è stato determinato dai rimborsi dei debiti della pubblica amministrazione e da una diversa stima di crescita del Pil nel 2014. Per la Commissione si fermerà allo 0,7%. Per il governo sarà sopra l'1%.
Olli Rehn, commissario europeo per gli Affari economici, sa perfettamente che le valutazioni della Commissione sono sale sulle ferite della maggioranza di governo. Ma precisa: «in Italia ogni giorno è delicato politicamente». Ed assicura che soltanto quando l'Italia mostrerà decisioni chiare sulla riduzione del debito, la Commissione potrà sbloccare gli investimenti congelati.
Una simile concessione Rehn inizierà a prenderla in considerazione solo il prossimo anno per renderla operativa nel 2015; e dopo aver verificato l'efficacia della spending review. Il ministro dell'Economia ha garantito che già il prossimo anno la spending review garantirà un risparmio di spesa di «due punti»: almeno 3 miliardi. Le tabelle della legge di Stabilità, però, indicano che i risparmi del prossimo anno saranno pari a 0; mentre quelli del 2015 saranno 256 milioni e quelli del 2016, 622 milioni.
Seppure la dinamica del deficit non sia stata oggetto di approfondimento da parte di Rehn, il commissario ha fatto riferimento alla mancata riduzione «dello 0,5% strutturale». In realtà, nessun indicatore del debito riporta questa formula. Mentre è presente nel calcolo del deficit. Ed in effetti, la legge di Stabilità non riduce il deficit del 2014 dello 0,5%; ma solo dello 0,3%. E per puro garbo diplomatico, la Commissione non ha fatto cenno alla circostanza che la legge di Stabilità non indica le misure attraverso le quali raggiungere i saldi di bilancio del 2015 e 2016.
Insomma, la bocciatura di Bruxelles è a tutto tondo: nonostante la difesa d'ufficio del governo. Ed è per questa ragione che Enrico Letta sembra orientato a modificare - almeno in parte e nei toni - la politica economica. «Ai tedeschi - sottolinea il premier - ho detto: “Se continuate su questa strada sarete forti per un altro po' ma avrete attorno un deserto e allora vi indebolirete anche voi e si indebolirà l'Europa».
Il presidente del Consiglio sembrerebbe avvicinarsi alle posizioni francesi e spagnole, che hanno chiesto ed ottenuto una deroga al rispetto dei limiti del deficit al 3%, proprio per favorire la crescita. Se così fosse, però, dovrebbe sconfessare l'operato del ministro dell'Economia. Con il quale - dicono a Palazzo Chigi - i rapporti si sarebbero raffreddati nell'ultimo periodo.
In caso di rimpasto determinato dalle mosse della (e sulla) Cancellieri, difficilmente Letta potrebbe confermare Saccomanni all'Economia. Soprattutto se la maggioranza futura sarà una riedizione delle larghe intese; o dovesse reggersi sul voto di eventuali transfughi della diaspora pidiellina.
Saccomanni lo sa. E non ha nessuna intenzione di restare al ministero ancora a lungo. Soprattutto dopo l'8 dicembre, data del congresso del Pd.

I suoi rapporti con Matteo Renzi, già algidi prima, si sono ulteriormente deteriorati. Il sindaco di Firenze voleva usare alcune caserme cittadine. Aveva avuto tutti i via libera necessari. Ma l'operazione è stata bloccata dall'Economia.

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