Malasanità, è caos in Puglia: per i Pm il boss era Tedesco

La procura di Bari chiede il rinvio a giudizio del senatore Pd. E spunta un’intercettazione che inguaia Vendola

Malasanità, è caos in Puglia: per i Pm il boss era Tedesco

Le toghe baresi vogliono il processo per il network politico-imprenditoriale orbitante nel centrosinistra che avrebbe gestito la sanità in Puglia. Una «rete» che secondo gli inquirenti era a tutti gli effetti un’associazione per delinquere in grado di controllare forniture e gare d’appalto nella sanità pugliese della giunta Vendola, «organizzata e guidata» dall’allora assessore del Pd Alberto Tedesco, all’epoca fidatissimo del governatore-poeta, per «pilotare» le nomine dei vertici Asl verso persone di fiducia, e per «dirottare» appalti e forniture «verso imprenditori a lui legati da vincoli familiari o da interessi economici o elettorali».
Arriva a conclusione la prima delle tante inchieste della procura di Bari sulla malasanità pugliese, quella sul conflitto d’interessi dell’ex assessore, che a febbraio del 2009, causa incredibili e sospette fughe di notizie, portò alle dimissioni lampo dalla giunta dello stesso Tedesco, sostituito da Vendola con Tommaso Fiore (a sua volta dimessosi pochi mesi fa, e ora indagato con «Nichi all’oscuro di tutto» per la vicenda dell’ospedale Miulli) e poi sbarcato in Senato col partito democratico. Dove, raggiunto da una richiesta d’arresto relativa proprio a questa indagine, è stato salvato dal voto dell’Aula. Ieri il pm Desirée Digeronimo ha notificato a Tedesco e agli altri 32 indagati la richiesta di rinvio a giudizio. Per il senatore le ipotesi di reato sono associazione per delinquere, falso, illecito finanziamento pubblico ai partiti, corruzione, concussione, abuso d’ufficio, turbativa d’asta, rivelazione del segreto d’ufficio. Ora la palla passa al gup, che fisserà l’udienza preliminare e in quella sede deciderà se rinviare a giudizio o rigettare la richiesta della procura.
Per Tedesco è la terza «notifica» di atti giudiziari in due giorni. Giovedì era stato coinvolto, come indagato, nell’inchiesta dello stesso pm Digeronimo sulla transazione da 45 milioni di euro tra la Regione Puglia e l’ospedale ecclesiastico Miulli, un filone che vede indagati anche il governatore pugliese Nichi Vendola e il successore di Tedesco alla sanità regionale, Tommaso Fiore. E sempre due giorni fa è arrivato l’avviso di chiusura indagine per il fascicolo sugli accreditamenti con la Regione delle cliniche private, inchiesta nella quale l’unico politico indagato è Tedesco.
L’ex assessore è invece estraneo al fascicolo sulla nomina del chirurgo Paolo Sardelli come primario di un reparto dell’ospedale San Paolo di Bari, dove è invece indagato il presidente della giunta Nichi Vendola, che avrebbe sponsorizzato il medico, convincendo tra la fine del 2008 e la primavera del 2009 «lady Asl» Lea Cosentino (indagata anche lei) a riaprire i termini per la partecipazione al bando, permettendo così a Sardelli di concorrere e vincere il posto. Proprio del chirurgo «caldeggiato» da Vendola parlano, in un’intercettazione datata luglio 2008, quindi subito prima dei fatti contestati a Vendola, Tedesco e un dirigente sanitario, Rocco Canosa. Tedesco spiega che «questo Sardelli si è arruffianato Maria Celeste Nardini», ex parlamentare, barese, di Rifondazione comunista, e con altri medici «hanno fatto una sorta di cartello».

«Ora è chiaro – prosegue l’ex assessore – che questi faranno casino, e secondo me arriveranno a Nichi (Vendola, ndr) attraverso la Nardini». Solo chiacchiere o la «genesi» della sponsorizzazione del primario da parte di Nichi?

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