Una maledizione sull'Ilva: l'esplosione dopo il sequestro

Una maledizione sull'Ilva: l'esplosione dopo il sequestro

È stato investito dalle scorie incandescenti mentre era a bordo di una escavatrice e stava lavorando nel reparto gestione recupero ferro dell'Ilva di Taranto, proprio uno di quelli sottoposti a sequestro: lui, Giuseppe Raho, 34 anni, è stato subito soccorso e trasportato in ospedale, dove i medici gli hanno diagnosticato ustioni di primo grado. Le sue condizioni non sono gravi, guarirà in otto giorni. Ma l'incidente fa lievitare inevitabilmente i timori e le tensioni attorno al colosso dell'acciaio, il più grande stabilimento siderurgico d'Europa finito al centro di un'inchiesta per disastro ambientale, una storia drammatica in cui i dubbi sulla salute si mescolano alla paura per la sorte degli undicimila posti di lavoro garantiti dalla fabbrica oltre a quelli dell'indotto.
È accaduto ieri pomeriggio. Secondo una prima ricostruzione, in quel momento nel reparto era in corso un'operazione di svuotamento del grosso contenitore (detto la «paiola») che contiene le scorie prodotte dall'acciaieria 2. Un blocco di ghisa, rimasto solidificato, è caduto in una pozza d'acqua e le scorie, a contatto con il terreno che normalmente viene mantenuto umido, sono schizzate in varie direzioni, investendo e mandando in frantumi i vetri dell'escavatrice. L'operaio è stato colpito al torace e a un polso, ma fortunatamente le ustioni sono risultate superficiali. La tensione però rimane alta, anche se i nove lavoratori che da otto giorni protestavano sul camino E312 e sull'altoforno 5, a sessanta metri d'altezza, hanno deciso di sospendere l'agitazione dopo aver parlato con il prefetto di Taranto, Claudio Sammartino. «È stato un incontro molto proficuo», dice uno di loro, Michelangelo Campo. Che aggiunge: «Ora possiamo tornare dalle nostre famiglie e speriamo che i problemi si risolvano nel migliore dei modi». Novità concrete, per il momento, arrivano da Roma. Il Senato con 247 sì e 20 no ha approvato in via definitiva il decreto sull'Ilva. Il provvedimento, che reca disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio di Taranto, è stato quindi convertito definitivamente in legge nonostante l'opposizione della Lega Nord. In questo modo sono immediatamente disponibili risorse per 336 milioni di euro. Nel frattempo emergono nuovi dati diffusi dalla responsabile del controllo della spesa farmaceutica della Asl di Taranto, Rossella Moscogiuri nel corso di un congresso della Federazione italiana medici di medicina generale in Sardegna, a Villasimius: ebbene, secondo quanto reso noto dalla funzionaria – nel primo semestre del 2012 c'è stato un aumento del 50% dei ricoveri per patologie tumorali sul territorio ionico rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Ma non solo: in oncologia è stato anche rilevato un incremento del 60% di day hospital e del 40% di accessi ambulatoriali.

Intanto, ieri è stata depositata nella cancelleria del tribunale di Taranto la prima denuncia con la richiesta di contestazione del reato di omicidio volontario con dolo eventuale nei confronti dei legali rappresentanti dell'Ilva, già coinvolti nell'inchiesta per disastro ambientale.

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