Da mediano a bomber, Maroni corona il sogno

Dopo una vita politica "da mediano", in un anno ha vinto tutte le battaglie. Adesso Maroni è il nuovo governatore della Lombardia

Il neo governatore della Lombardia Roberto Maroni
Il neo governatore della Lombardia Roberto Maroni

Dopo una vita politica "da mediano", in un anno ha vinto tutte le battaglie. Roberto Maroni, nuovo governatore lombardo per la coalizione del centro-destra, è stato vice premier e ministro dell’Interno nel 1994, titolare del Welfare nel 2001, e di nuovo al Viminale nel 2008. Caduto il Berlusconi IV, nell’autunno del 2011 ha avviato un percorso di rinnovamento all’interno del Carroccio che lo ha portato, dopo le dimissioni di Umberto Bossi, alla segreteria federale (eletto nel congresso del primo luglio).

Nato il 15 marzo del 1955 a Varese, dopo un periodo giovanile di militanza in un gruppo della sinistra extraparlamentare e una collaborazione con Radio Varese Bobo, gli amici lo chiamavano così («A me non piaceva all’inizio, mi sembrava il nome di un cane», ha confidato in un’intervista), conobbe Bossi nel 1979. Durante i comizi, i due ricordano spesso di quando andavano ad attaccare manifesti abusivi insieme e il senatur si diverte a raccontare di quella volta in cui rovesciarono per sbaglio la colla sul sedile dell’auto dei genitori di Maroni. Nei primi tempi Bossi e Maroni collaborarono con l’Unione Valdotaine di Bruno Salvadori; dopo la morte di Salvadori, fondarono, nel 1984, la Lega automista lombarda, il progetto da cui sarebbe nata la Lega nord per l’indipendenza della Padania nel congresso di Pieve Emanuele, sette anni dopo. Il primo incarico politico per Maroni fu quello di consigliere comunale a Varese, nel 1985. Nel 1992 fu eletto per la prima volta in Parlamento. Nell’agosto del 1996, durante la perquisizione della Digos nella sede della Lega ordinata dal pm di Verona Guido Papalia che indagava sulla Guardia nazionale padana, rimase contuso in uno scontro con le forze dell’ordine e fu denunciato e condannato per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale.

Il 1994 è l’anno della rottura con Bossi: Maroni non condivise la decisione del senatur di "staccare la spina" al primo governo Berlusconi e rischiò l’espulsione (che però non avvenne). Dopo la fase indipendentista e secessionista del 1996, nel 2001 Bossi decise di tornare in alleanza con Berlusconi, la Casa delle libertà vinse le elezioni e Maroni divenne ministro del Welfare. Poi, dopo la "pausa" del governo Prodi, tornò al Viminale con la vittoria della coalizione di centro-destra nel 2008. Dopo le dimissioni di Berlusconi e l’insediamento di Mario Monti a Palazzo Chigi, nell’autunno 2011, Bobo avviò un tour di comizi in Lombardia, Veneto e Piemonte per spiegare le ragioni per cui la Lega sarebbe stata all’opposizione del governo dei ’tecnicì. Gli incontri, spesso molto affollati, furono interpretati come un tentativo di "opa" sulla leadership della Lega dagli esponenti più vicini a Bossi, il cosiddetto "cerchio magico", di cui facevano parte, tra gli altri, i capigruppo alla Camera e al Senato e la vice presidente di Palazzo Madama, Rosi Mauro. Nel gennaio del 2012, questi malumori sfociarono in una fatwa, un divieto a Maroni di tenere comizi, fatta firmare allo stesso Bossi. La reazione dei militanti leghisti fu forte e il senatur dovette ritirare l’ordine e sancire la "pace" con l’amico Bobo, durante un comizio a Varese.

Ad aprile scoppiò lo scandalo dei rimborsi elettorali del movimento, con la Mauro, l’ex tesoriere Francesco Belsito, i figli di Bossi, Riccardo e Renzo, accusati di appropriazione indebita. Con Belsito, il senatur fu accusato di truffa aggravata ai danni dello Stato e, il 5 aprile, lasciò la segreteria federale dopo 21 anni. Il timone passò a un triumvirato di cui Maroni faceva parte insieme a Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago. Il primo luglio, candidato unico, fu eletto segretario federale del Carroccio, in un congresso "sofferto" in cui Bossi, tra le lacrime, disse che gli consegnava il partito per non dividerlo. È dell’autunno scorso la decisione di candidarsi alla presidenza della Regione Lombardia. «Per un vero federalista come me, essere presidente della propria Regione è più importante che essere ministro», ama ripetere. Ma solo il 6 gennaio, al termine di una lunghissima e difficile trattativa, Maroni è riuscito a ottenere il sostegno del Pdl alla sua candidatura, in cambio di un ritorno dell’alleanza nazionale tra i due partiti, dopo la ’pausa dei tecnicì.

Sul fronte privato, Maroni è sposato con Emi Macchi, ha tre figli, e risiede con la famiglia a Lozza, in provincia di Varese. Tifoso milanista (indossa occhiali rossoneri), è grande amante della musica ("È la mia vera passione", sostiene di frequente) e suona l’hammond nel gruppo "Distretto 51".

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