Mentre il presidente del consiglio Giorgia Meloni convoca il tavolo con le opposizioni per discutere una riforma comune sul salario minimo, il segretario del Partito democratico Elly Schlein ne approfitta per fare polemica, su cose che, con il salario minimo e i poveri, non c’entrano niente. Trovandosi d’avanti il premier, che le parlava nel merito di tutte le tecnicità necessarie per migliorare la condizione salariale di milioni di poveri, la Schlein le ha chiesto del portavoce della Regione Lazio, Marcello De Angelis. Che nulla c’entrava con l’argomento del tavolo.
“Su questo la premier non può stare in silenzio e non può essere ambigua”, ha detto il segretario del Pd che alla Meloni ha chiesto se intendesse chiederne le dimissioni. Dopo sia lui stesso sia il governatore Francesco Rocca hanno chiarito che non intendono farlo. Del resto, come abbiamo raccontato, in passato sono stati numerosi esponenti di sinistra, compreso l’allora presidente della Regione Piero Badaloni, a chiedere la revisione del processo convinti dell’innocenza di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti. Perché, dunque, se De Angelis avanza gli stessi dubbi di Badaloni, Angelo Bonelli, Alessio D'Amato, Furio Colombo, Luigi Manconi e Franca Chiaromonte, dovrebbe dimettersi? Perché non risponde lei, Elly Schlein, a questa domanda anziché chiederlo al presidente del consiglio? Non si rende conto che la Meloni ha cose più importanti a cui pensare, a cominciare da chi, nonostante i miliardi spesi per il fallimentare reddito di cittadinanza, è ancora povero? E infatti Meloni non le ha risposto: “Non intendo occuparmi del responsabile comunicazione della Regione perchè penso che sia competenza della Regione”.
Durante l'incontro di ieri la Meloni ha ribadito l’intenzione di avviare “un confronto celere, da concludersi in 60 giorni con una proposta concreta sul tema del 'lavoro poverò, non solo sul salario minimo. Con questo metodo e una tabella di marcia certa, possiamo arrivare prima della legge di Bilancio a una proposta di legge condivisa con le parti sociali, un testo efficace, basato su dati reali, che possa veramente rispondere a chi cerca un lavoro e a chi ce l'ha ma non è sufficiente per una vita dignitosa”. E infatti Carlo Calenda ha negato la ricostruzione pretestuosa della sinistra che, parlando d’altro, hanno trovato solo la scusa per far saltare il tavolo. "È stato un incontro importante. nessuno ha sbattuto la porta in faccia agli altri.
Sul salario minimo la presidente del Consiglio ha fatto rilievi solo di merito e noi abbiamo risposto nel merito. Una discussione tra persone adulte". Sempre che invece la Schlein non preferisca parlare dei fantasmi del passato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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